L’eroe cinese, Torino, Reale, 1757

 SCENA ULTIMA
 
 SIVENO, MINTEO, seguito di cinesi, due de’ quali portano sopra bacili le fanciullesche vesti reali, e detti
 
 LEANGO
                                                   Ah vieni
890dell'età mia cadente
 delizia, onor, sostegno;
 vieni, mio re.
 SIVENO
                            Sono il tuo figlio. Il trono,
 signor, non dessi a me. L'usurperei
 al mio liberatore. Il vero erede
895ecco in Minteo; son troppo
 grandi le prove sue, dubbio non resta.
 LEANGO
 Leggi; e di' se v'è prova uguale a questa. (Gli dà un foglio)
 SIVENO
 Chi vergò questo foglio?
 LEANGO
 Livanio il tuo gran padre.
 MINTEO
                                                 (Or chi son io?)
 SIVENO
900«Popoli, il figlio mio (Legge)
 vive in Siveno. Io dell'eroica fede,
 che l'ha salvato, il testimonio io fui.
 È Leango l'eroe, credete a lui.
 Livanio».
 LEANGO
                     E ben?
 SIVENO
                                     Son fuor di me. Ma dimmi,
905appressatevi a noi, dimmi, ravvisi (S’avanzano i cinesi che portano i bacili)
 queste tinte di sangue
 regie spoglie infantili?
 LEANGO
                                            Ahimè! Che miro! (Inorridisce)
 Donde in tua man?
 SIVENO
                                      Tutto saprai. Non era
 Svenvango in queste avvolto, allorché il ferro
910de' ribelli il trafisse?
 LEANGO
                                         Oh dio! Non v'era. (Con impeto di passione)
 SIVENO
 Come?
 LEANGO
                 V'era il mio figlio.
 SIVENO
                                                    Il tuo! Chi mai,
 chi vel ravvolse?
 LEANGO
                                 Io stesso ed io lo vidi
 in tua vece spirar. Questo è l'inganno
 che ha serbato all'impero il vero erede.
 SIVENO
915Oh virtù senza esempio!
 LISINGA
                                               Oh eroica fede!
 SIVENO
 E ti costa...
 LEANGO
                       Ah non più. Perché con queste
 rimembranze funeste un dì sì lieto
 avvelenar? Di queste spoglie a vista,
 a vista di quel sangue ah non resiste
920d'un padre il cor. Di riveder mi sembra
 fra gli empi il figlio mio; parmi che ancora,
 quasi chiedendo aita,
 invece di parlar la pargoletta
 trafitta man mi stenda; i colpi atroci
925nella tenera gola
 rivedo, oh dio! cader; tutte ho sul ciglio...
 MINTEO
 Padre mio, caro padre, ecco il tuo figlio. (Gli bacia la mano con impeto di gioia e di tenerezza)
 LEANGO
 Che! (Sorpreso)
 MINTEO
              Tuo figlio son io. L'antico Alsingo
 mi salvò moribondo e in quelle spoglie
930credé salvato il re. Parlano queste
 cicatrici abbastanza. Osserva. Il caro
 mio genitor tu sei. (Mostrando le cicatrici della mano e della gola)
 LEANGO
 Sostenetemi... Io manco... (Le guarda, s’appoggia ma non isviene)
 ULANIA
                                                   Oh stelle!
 LISINGA
                                                                       Oh dei!
 SIVENO
 Ah tu m'involi, amico, (A Minteo)
935il caro padre mio.
 MINTEO
                                   Ma rendo al trono
 un monarca sì degno. (Accennando Siveno)
 SIVENO
 Lascia, ah lasciami il padre e prendi il regno. (Stringendosi al petto la mano di Leango)
 LEANGO
 Figli miei, cari figli, (Abbracciando or l’uno, or l’altro)
 tacete per pietà. Non ho vigore
940per sì teneri assalti. Astri clementi,
 disponete or di me. Rinvenni il figlio;
 difesi il mio sovrano;
 posso or morir, non ho vissuto invano.
 CORO
 
    Sarà nota al mondo intero,
945sarà chiara in ogni età
 
    dell'eroe di questo impero
 l'inudita fedeltà.
 
 IL FINE