L’eroe cinese, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IV
 
 ULANIA e poi LISINGA
 
 ULANIA
 Debole Ulania! I tuoi ritegni ha vinto
 alfine amor. Ma sì gran colpa è dunque
 render giustizia alla virtù? Celarmi
 doveva almeno. E di celar l'amore
410l'arte dov'è? Fra i più felici ingegni
 se alcun l'ha ritrovata, ah me l'insegni.
 LISINGA
 Ulania, e in questo stato (Affannata)
 la germana abbandoni? Io mai non ebbi
 d'aiuto e di consiglio
415maggior bisogno. Ah tu non ami! Avresti
 maggior pietà quando languir mi vedi.
 ULANIA
 Mi fai torto; ho pietà più che non credi.
 LISINGA
 Dunque m'assisti; io non son più capace
 di consigliar me stessa. In un istante
420bramo, ardisco, pavento,
 penso, scelgo, mi pento; e, mentre in mille
 dubbi così m'involvo,
 mi confondo, mi stanco e non risolvo.
 ULANIA
 Odimi. Io nel tuo caso
425tutto in un foglio al padre
 il mio cor scoprirei.
 Ei t'ama e tu non dei
 temer che de' tuoi giorni il corso intero
 voglia render funesto.
 LISINGA
                                           È vero, è vero. (Pensa e poi risoluta)
430Sì, tu fa' che a me venga
 il tartaro messaggio; ed io frattanto
 volo il foglio a vergar. (S’incammina)
 ULANIA
                                           Vado. (Fa lo stesso)
 LISINGA
                                                        Ah t'arresta. (Si ferma irresoluta)
 Pria che torni il messaggio
 chi mi difenderà? Vorrà Leango
435obbligarmi a compir...
 ULANIA
                                            Va' dunque a lui;
 parlagli; a tua richiesta
 gl'imenei differisca.
 LISINGA
                                        Andiamo... E quale (Va e s’arresta irresoluta)
 della richiesta mia
 cagione ho da produr? Scoprirmi amante?
440È duro il passo. Ah se un motivo almeno...
 Ma dove è mai Siveno? (Impaziente)
 Perché non vien?
 ULANIA
                                   Di comparirti innanzi
 non ha più cor.
 LISINGA
                               Dunque il vedesti?
 ULANIA
                                                                    Il vidi.
 LISINGA
 Che ti disse? Che pensa?
 ULANIA
445Pensa a partir.
 LISINGA
                              Stelle! E perché?
 ULANIA
                                                               Paventa
 il suo dolore e il tuo; né vuol più mai
 esporsi...
 LISINGA
                    E già partì? (Con ansietà)
 ULANIA
                                            Nol so.
 LISINGA
                                                           Nol sai? (Con isdegno)
 E questo... Olà. Che tradimento! E questo,
 barbara, mi nascondi? Olà, Siveno (Compariscono due tartari)
450si cerchi, si raggiunga,
 si riconduca a me. (Partono i tartari)
 ULANIA
                                     Deh ti consola;
 forse...
 LISINGA
                Lasciami sola; (Con isdegno)
 involati al mio sguardo.
 ULANIA
                                              Oh dio! Germana...
 LISINGA
 Germana! Ah questo nome
455non profanar; nemica mia tu sei
 la più crudele. A quel tuo cor di sasso
 la natura non diede
 senso d'amor, d'umanità, di fede.
 ULANIA
 M'insulti a torto. In tante angustie anch'io
460mi perdo, mi confondo e rea non sono,
 se tu nol sei. Barbara a me! Per lei
 di me stessa mi scordo; e questa è poi
 la mercé che mi dona!
 Resta, resta pur sola. (In atto di partire)
 LISINGA
                                          Ah no; perdona,
465perdona, Ulania amata;
 mi fece vaneggiar la mia sventura.
 Va', m'assisti, procura
 che non parta Siveno. Ah va'; ti muova
 il mio stato, il mio pianto.
 ULANIA
470Vado; ma tu non avvilirti intanto.
 
    Quando il mar biancheggia e freme,
 quando il ciel lampeggia e tuona,
 il nocchier che s'abbandona
 va sicuro a naufragar.
 
475   Tutte l'onde son funeste
 a chi manca ardire e speme;
 e si vincon le tempeste
 col saperle tollerar. (Parte)