La Nitteti, Madrid, s. n., 1756

 SCENA III
 
 NITTETI e BEROE, infine BUBASTE
 
 BEROE
 Nitteti, ah per pietà, fedel compagna
 se m'avesti finor, s'è ver che m'ami,
 se grata pur mi sei, deh fa' ch'io possa
90a' miei boschi tornar. Ah per quei boschi
 il povero Dalmiro
 invan mi cercherà. Da' suoi trasporti
 tutto temer poss'io;
 troppo fido è quel core, è troppo il mio.
 NITTETI
95Non tante smanie, amata Beroe, andrai;
 farò tutto per te; ma della sorte
 vedi pur ch'io lo sdegno
 con più costanza a tollerar t'insegno.
 BEROE
 Nel caso in cui tu sei,
100maestra di costanza anch'io sarei.
 NITTETI
 Perché? Forse i miei mali
 non eguagliano i tuoi?
 BEROE
                                           V'è gran distanza.
 Siam prigionere entrambe,
 siamo entrambe in Canopo;
105tu sospiri, io sospiro;
 ma in Canopo è Sammete e non Dalmiro.
 NITTETI
 È ver, confesso, amica,
 la debolezza mia. Sammete adoro,
 egli l'ignora; eppure
110la speme sol di riveder quel volto,
 quel caro volto ond'è il mio core acceso,
 di mie catene alleggerisce il peso.
 BEROE
 Basta un ben che tu speri
 per consolarti; e vuoi che un ben ch'io perdo
115affliggermi non debba?
 NITTETI
                                              Ah se vedessi
 il mio Sammete, approvaresti assai
 la mia tranquillità.
 BEROE
                                     Se fosse noto
 Dalmiro a te, condannaresti meno
 l'intolleranza mia.
 BUBASTE
                                    Nitteti, arriva
120Amasi; io là m'invio;
 scorgetela, o custodi. (Espone e parte)
 NITTETI
                                         Amica, addio.
 BEROE
 Così mi lasci! Io che farò?
 NITTETI
                                                  T'accheta,
 amata Beroe; a me ti fida e credi
 che non meno io sospiro
125che Sammete sia mio che tuo Dalmiro.
 
    Tu sai che amante io sono;
 tu sai la sorte mia;
 ah chi pietà desia
 non può negar pietà.
 
130   Della pietà che io dono
 quella ch'io bramo è pegno,
 che di pietade è indegno
 chi compatir non sa. (Parte)