La Nitteti, Madrid, s. n., 1756

 SCENA IX
 
 NITTETI e AMENOFI
 
 NITTETI
 Povero prence! A quale
 estremità per mia cagion tu sei?
 De' folli sdegni miei quanto, Amenofi,
 quanto or mi pento.
 AMENOFI
                                       È degna
720dell'eccelsa Nitteti
 questa pietà. Quanto d'invidia è degno
 chi può farsene oggetto. Io se ottenerla
 così mi fosse dato,
 conterei per favor l'ire del fato.
 NITTETI
725Ah dal caso funesto
 d'esigerla così, prence cortese,
 ti preservin gli dei.
 AMENOFI
 Essi intendono meglio i voti miei.
 NITTETI
 Sammete ama da vero; e amato teme
730di perdere il suo bene; ad ogni eccesso
 può il dolor trasportarlo. Al suo dolore
 deh non l'abbandonar. Le parti adempi
 d'un fido amico. Io ti dovrò la cura
 che avrai di lui.
 AMENOFI
                                Sì venerato cenno
735all'amistà s'accorda. Io vo; ma intanto
 tu risparmia, o Nitteti,
 qualche pietà per gli altri ancora. È grande
 de' miseri lo stuolo;
 né a meritar pietà Sammete è solo.
 
740   Chi sa qual core
 per te languisce
 e non ardisce
 chieder mercé?
 
    Ancora un timido
745modesto amore
 parmi che meriti
 pietà da te. (Parte)