Il trionfo di Clelia, Vienna, van Ghelen, 1762

 SCENA IV
 
  Angusto delizioso ritiro di verdure nell’interno real giardino con statue, sedili e fontane.
 
 PORSENNA e LARISSA
 
 PORSENNA
 Larissa io non t'intendo. Ond'è che mesta
530sempre mi torni innanzi? Ond'è che tanto
 ti mostri de' Romani
 fervida protettrice? Ogni momento
 parli di lor. N'amo, ne ammiro anch'io
 l'intrepida costanza,
535il portentoso ardir. Ma quando ad essi
 tal sovrana procuro
 e tai sudditi a te, fabbrico insieme
 la tua, la lor felicità.
 LARISSA
                                       Felici
 non sarann'essi a lor dispetto; ed io
540la sarò sol nell'ubbidirti.
 PORSENNA
                                               E il grande
 imeneo d'un Tarquinio ed il sublime
 scettro di Roma il giovanil tuo core
 di gloria e di piacer non hanno acceso?
 LARISSA
 È un laccio l'imeneo; lo scettro è un peso.
 PORSENNA
545Eh son queste o Larissa
 di rigida virtù massime austere
 piante troppo straniere
 d'una donzella in sen. Chi sa qual sia
 la nascosta cagione
550che le fa germogliar.
 LARISSA
                                        Signor tu credi...
 forse... ch'io celi... Ah padre...
 PORSENNA
                                                        Obblia per ora
 il padre, il re; parla all'amico; e tutto
 scoprimi il cor. So che non sei capace
 d'affetti onde arrossirti; e non pretendo
555sacrificio da te.
 LARISSA
                               Ben grande intanto
 è il donarsi a un Tarquinio.
 PORSENNA
                                                    E perché?
 LARISSA
                                                                         L'odio.
 PORSENNA
 Ah de' Veienti il prence
 figlia...
 LARISSA
                È vero. All'amico, al padre mio...