Il trionfo di Clelia, Torino, Reale, 1768

 SCENA III
 
 CLELIA e LARISSA
 
 CLELIA
 Vedesti, o principessa,
 giammai più rea temerità? Nemico
 qui presentarsi a me, parlar d'affetti
70alla sposa d'Orazio, a me la destra
 offrir promessa a te! Ma come, oh dio,
 il tuo gran genitor, ch'è de' monarchi
 e l'esempio e l'onore, arma e sostiene
 tanta malvagità? Come, ah perdona
75la libertà di chi t'ammira e t'ama,
 con tal compagno allato
 come viver potrai? Come nel seno
 potrà destarti amore...
 LARISSA
 Clelia, ah non più; tu mi trafiggi il core.
80Io dell'amor paterno, io d'un reale
 magnanimo riguardo, io sono, amica,
 la vittima infelice.
 Porsenna è padre e re. Re, de' regnanti
 le ragioni in Tarquinio
85generoso sostien; padre, alla figlia
 amoroso proccura
 un trono assicurar.
 CLELIA
                                     Che giova il trono
 con un Tarquinio?
 LARISSA
                                     Ah non è noto il nero
 suo carattere al padre. Al padre in faccia
90si trasforma il fallace e il volto a' suoi
 fraudolenti disegni
 ubbidisce così che su quel volto
 modestia l'ardimento,
 l'odio amistà si crede,
95la colpa è merto, il tradimento è fede.
 Felice te che d'amator sì degno
 puoi vantarti in Orazio!
 CLELIA
                                              È ver, ma intanto
 la mia Roma è in periglio. Ancor lo sposo
 per lei qui nulla ottiene, ostaggio io sono
100in un campo stranier, cinta mi trovo
 dall'insidie d'un empio e san gli dei
 a quale infame eccesso
 non potrebbe un Tarquinio... Ah non ignori
 Orazio i rischi miei; scambievol cura
105è la gloria d'entrambi. Addio.
 LARISSA
                                                        T'arresta.
 Se cerchi Orazio, io so che a te fra poco
 qui dee venir. Seco ragiona, a lui
 confida i tuoi timori; in due diviso
 ogni tormento è più leggero. Oh dio,
110così potessi anch'io
 fidare a chi l'accende
 tutto il mio core!
 CLELIA
                                  Ama Larissa!
 LARISSA
                                                             Il labbro
 ah fu del mio segreto
 negligente custode. Amo e severa
115a tacer mi condanna
 la legge del dover. Legge tiranna!
 
    Ah celar la bella face
 in cui pena un cor fedele
 è difficile, è crudele,
120è impossibile dover.
 
    Benché in petto amor sepolto,
 prigioniero, contumace
 frange i lacci e fugge al volto
 con gli arcani del pensier. (Parte)