Il trionfo di Clelia, Torino, Reale, 1768

 SCENA XIII
 
 CLELIA nell’indietro alla sponda del fiume, inquieta della sorte d’Orazio. TARQUINIO nell’innanzi senza vederla
 
 TARQUINIO
                          Barbaro fato! Ah dunque
 a danno de' Tarquini il tuo furore
 ancor non si stancò? Di mie speranze
710il più bel filo ecco reciso. Incontro
 per tutto inciampi. Or qual cagion condusse
 Orazio all'altra sponda? a' miei fedeli
 come invisibil fu? Seppe il disegno
 o lo sognò? Son fuor di me. Si pensi
715or de' disastri a far buon uso. Il patto
 violato da me sembri a Porsenna
 perfidia de' Romani e ne sia prova
 il passaggio d'Orazio.
 CLELIA
                                          Alfin la mia
 moribonda speranza or si ravviva;
720la patria si salvò, lo sposo è a riva.
 Qui Tarquinio! S'eviti, i miei contenti (Si veggono l’un l’altro)
 non turbi un tale oggetto. (In atto di partire)
 TARQUINIO
                                                  Ah Clelia ingrata,
 perché fuggi da me?
 CLELIA
                                        Perché non curo
 di vederti arrossir.
 TARQUINIO
                                     Come è capace
725mai di tant'odio il tuo bel cor?
 CLELIA
                                                         T'inganni.
 Io t'odierei felice; or ti disprezzo
 traditor sfortunato.
 TARQUINIO
                                      Ah tanti oltraggi
 la fedeltà della mia fiamma antica
 non merita da te, bella nemica.
 CLELIA
 
730   Io nemica? A torto il dici.
 Gli hai nell'alma i tuoi nemici;
 e con te l'altrui rigore
 or sarebbe crudeltà.
 
    Soffre pena assai funesta
735un malvagio a cui non resta
 altro frutto che il rossore
 della sua malvagità. (Parte)