Il trionfo di Clelia, Torino, Reale, 1768

 SCENA PRIMA
 
  Orti pensili corrispondenti alle interne camere di Clelia, circondati di balaustre e cancelli che chiudono l’unica uscita donde si scende ad una solitaria ripa del Tevere, del quale si vede gran parte.
 
 CLELIA sola
 
 CLELIA
 Ma Larissa che fa? La sua tardanza
 m'incomincia a turbar. Sa pur che il padre
775contro i Romani a torto
 arde di sdegno e che, mercé la rea
 calunnia di Tarquinio,
 noi crede i primi assalitori. A trarre
 il re d'errore, a lui condurmi e meco
780promise pur d'affaticarsi. Or come
 m'abbandona così! Sovrastan forse
 per me nuovi disastri o nuovi inganni?
 Ah non so figurarmi altro che affanni.
 
    Tanto esposta alle sventure,
785tanto al ciel mi veggo in ira
 che ogni zeffiro che spira
 parmi un turbine crudel.
 
    Segna timido e incostante
 orme incerte e mal sicure
790né ritrova il piè tremante
 un sentier che sia fedel.
 
 Eccola alfin... No; m'ingannai; di Mannio
 è il consueto messo e un foglio ha seco. (Esce un guerrier toscano)
 Oimè! T'affretta, amico; ah qui osservarti
795potrebbe alcun; porgimi il foglio e parti. (Le dà un foglio e parte)
 Che mai sarà? Ma questi
 i noti a me di Mannio
 caratteri non son. «Tarquinio»! Intendo
 l'avventura qual sia;
800Mannio il foglio ha intercetto e a me l'invia.
 Leggiam. «Già che di Roma
 la sperata sorpresa
 il ciel non secondò, di Clelia io voglio
 assicurarmi almen. Le tue, mio fido,
805parti saran raccorre
 armi e destrieri e attendermi celato
 del Gianicolo a tergo; ed il rapirla
 saran le mie. Pria che tramonti il sole,
 a te con lei verrò. Dal labbro mio
810ivi saprai dove condurla. Addio.
 Tarquinio». Oh fausti numi!
 Oh Mannio amico! Oh me felice! Alfine
 ecco trionfa il vero, ecco l'indarno
 bramata tanto indubitata prova
815della perfidia altrui. Qui di sua mano
 il traditor s'accusa. Il re deluso
 con rimorso vedrà di chi finora
 fu protettor, di chi nemico e in faccia
 al mondo inter la fedeltà di Roma
820più dubbia non sarà. Questo è un contento
 che mi toglie a me stessa. Al re si voli,
 si prevenga l'insidia. Ah già vorrei
 che scoperta ogni frode... (Mentre vuole entrar frettolosa alla sinistra, vede Tarquinio da lontano) Eterni dei!
 Quei che da lungi io miro ed ha sì folto
825armato stuolo appresso
 non è Tarquinio? Ah che purtroppo è desso.
 Già l'enorme attentato
 l'empio a compir s'affretta. Ah non credei
 il rischio sì vicin. Fuggasi... E donde?
830A destra alcuna uscita
 non ha il reale albergo,
 a sinistra ho Tarquinio, ho il fiume a tergo.
 Ah se quindi alla ripa
 fosse aperto il cammin, per l'arenoso
835margine solitario inosservata
 dileguarmi potrei. Tentiam quei chiusi
 cancelli disserrar. (Apre il cancello) Respiro. Aperto
 or che un varco è alla fuga... Oimè! D'armati
 quinci e quindi occupate
840son da lungi le ripe. I suoi seguaci
 questi saranno. Or son perduta. Aita,
 consiglio, o numi. Ah presso
 è già Tarquinio. Ove m'ascondo? Un ferro
 chi per pietà mi porge?
845Chi per pietà?... (Pensa) Ma fino al Tebro è pure
 libero il passo. Ardisci, o Clelia. A terra
 vada ogni impaccio (Getta il manto) e il fiume
 si varchi o si perisca. Almen d'onore
 memorabile esempio
850sarai preda dell'onde e non d'un empio. (Corre e s’arresta al cancello)
 Grazie, o dei protettori, inaspettato
 ecco un destriero. Accetto
 e l'augurio e l'aita.
 È sicuro il tragitto; il ciel m'invita. (Scende al fiume pel cancello)