Il trionfo di Clelia, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA III
 
 CLELIA e LARISSA
 
 CLELIA
 Vedesti, o principessa,
 giammai più rea temerità? Nemico
 qui presentarsi a me! Parlar d'affetti
70alla sposa d'Orazio! A me la destra
 offrir promessa a te! Ma come, oh dio,
 il tuo gran genitor, ch'è de' monarchi
 e l'esempio e l'onore, arma e sostiene
 tanta malvagità? Come, ah perdona
75la libertà di chi t'ammira e t'ama,
 con tal compagno a lato
 come viver potrai? Come nel seno
 potrà destarti amore...
 LARISSA
 Clelia, ah non più, tu mi trafiggi il core.
80Io dell'amor paterno, io d'un reale
 magnanimo riguardo, io sono, amica,
 la vittima infelice.
 Porsenna è padre e re. Re, de' regnanti
 le ragioni in Tarquinio
85generoso sostien; padre, alla figlia
 amoroso proccura
 un trono assicurar.
 CLELIA
                                     Che giova il trono
 con un Tarquinio?
 LARISSA
                                     Ah non è noto il nero
 suo carattere al padre. Al padre in faccia
90si trasforma il fallace e il volto a' suoi
 fraudolenti disegni
 ubbidisce così che su quel volto
 modestia l'ardimento,
 l'odio amistà si crede,
95la colpa è merto, il tradimento è fede.
 Felice te che d'amator sì degno
 puoi vantarti in Orazio!
 CLELIA
                                              È ver; ma intanto
 la mia Roma è in periglio. Ancor lo sposo
 per lei qui nulla ottiene; ostaggio io sono
100in un campo stranier; cinta mi trovo
 dall'insidie d'un empio; e san gli dei
 a quale infame eccesso
 non potrebbe un Tarquinio... Ah non ignori
 Orazio i rischi miei; scambievol cura
105è la gloria d'entrambi. Addio.
 LARISSA
                                                        T'arresta.
 Se cerchi Orazio, io so che a te fra poco
 qui dee venir. Seco ragiona; a lui
 confida i tuoi timori; in due diviso
 ogni tormento è più leggero. Oh dio,
110così potessi anch'io
 fidare a chi l'accende
 tutto il mio core!
 CLELIA
                                  Ama Larissa!
 LARISSA
                                                             Il labbro
 ah fu del mio segreto
 negligente custode. Amo e severa
115a tacer mi condanna
 la legge del dover, legge tiranna!
 
    Ah celar la bella face
 in cui pena un cor fedele
 è difficile, è crudele,
120è impossibile dover.
 
    Benché in petto amor sepolto,
 prigioniero, contumace
 frange i lacci e fugge al volto
 con gli arcani del pensier. (Parte)