Romolo ed Ersilia, Vienna, van Ghelen, 1765

 SCENA IX
 
 ERSILIA, poi ROMOLO
 
 ERSILIA
 Misera me! Mancava
 solo alle angustie mie la più crudele
 di tremar per un padre. In questo stato
 come a Romolo offrirmi?... Ah vien. S'eviti
345per or la sua presenza.
 ROMOLO
 Fuggi Ersilia da me?
 ERSILIA
                                         (Numi assistenza).
 ROMOLO
 Non temer principessa
 ch'io ti parli d'amore; i tuoi rispetto
 benché rigidi troppo
350natii costumi. È l'ubbidir gran pena,
 lo confesso, per me; ma il dispiacerti
 saria maggiore.
 ERSILIA
                                (Oh generoso!)
 ROMOLO
                                                              Io credo
 però che non si chiami
 favellarti d'amore il dirti solo
355che se gli dei, se il padre,
 se il tuo voler di quella destra amata
 possessor mi faranno, il più felice
 io sarò de' viventi.
 ERSILIA
                                     (Oimè!)
 ROMOLO
                                                       Che al trono
 tu aggiungerai splendor, che tu di Roma
360la deità sarai, che arbitra sola
 sempre tu del cor mio...
 ERSILIA
                                              Signor permetti
 ch'io volga i passi altrove.
 ROMOLO
                                                 Ah dunque io sono
 l'abborrimento tuo.
 ERSILIA
                                       (Che pena!)
 ROMOLO
                                                                Un fallo
 se l'amore è per voi, per voi non credo
365che sia l'odio una legge. Alfin frapposta
 è pur qualche distanza
 fra sì contrari affetti. Amante e sposa
 se dal ciel m'è negata,
 può ben essermi Ersilia amica e grata.
 ERSILIA
370(Non so più dove io sia. Non so s'io debba
 o partire o restar. Vorrei scusarmi,
 incominciar non oso; ed ogni accento
 che proferir vorrei
 si trasforma in sospir fra' labbri miei).
 ROMOLO
375E tace Ersilia? E un guardo
 non volge a me? Ma quando
 t'offesi mai? Ma di che reo son io?
 ERSILIA
 Signor... se credi... (Oh dio!)
 ROMOLO
                                                      Né siegui! Ah qualche
 nuovo affanno t'opprime. A questo segno
380mai ti reser confusa i tuoi rigori.
 Avvampi! Ti scolori!
 Incominci! T'arresti e mostri in volto
 dagl'interni tumulti il cor commosso;
 spiegati per pietà.
 ERSILIA
                                    Signor... non posso. (Piange)
 ROMOLO
 
385   Ah che vuol dir quel pianto,
 l'affanno tuo qual è?
 
 ERSILIA
 
    Sento morirmi; e intanto
 non saprei dir perché.
 
 ROMOLO
 
    Reo del tuo duol son io?
 
 ERSILIA
 
390Tu... S'io sapessi... Addio.
 
 ROMOLO
 
 Non mi lasciar.
 
 ERSILIA
 
                               Che giova?
 
 ROMOLO
 
 Non mi lasciar così.
 
 A DUE
 
    Angustia così nuova
 chi mai finor soffrì?
 
 A DUE
 
395   No, fin ad or giammai
 gli affetti io non provai
 che provo in questo dì.
 
 Fine dell’atto primo