Romolo ed Ersilia, Vienna, van Ghelen, 1765

 SCENA IV
 
 ERSILIA, OSTILIO, indi VALERIA
 
 OSTILIO
                                             Or dal Senato
 torna a' soggiorni suoi.
 ERSILIA
                                            Sarà permesso
 a me vederlo?
 OSTILIO
                             A te! Perdona, è ingrata
 la tua dubbiezza.
 ERSILIA
                                  Io voglio
490seco parlar.
 OSTILIO
                        Potrebbe
 forse Roma sperarti
 fausta a' suoi voti e grata
 Romolo all'amor suo?
 ERSILIA
                                          Non nacque Ersilia
 per Roma né per lui. Ma se pur vero
495come asseristi è che dal mio dipende
 di Romolo il volere, oggi regina
 sarà la tua Valeria.
 OSTILIO
                                     Ah dunque...
 ERSILIA
                                                               Amica, (A Valeria che esce)
 se mi secondan gli astri, un regio serto
 ad apprestarti io vado.
 VALERIA
                                            A me?
 ERSILIA
                                                           Sì. Mia
500di così bel pensiero
 non è la gloria. Al generoso Ostilio
 debitrice ne sono. Egli una degna
 sposa del re di Roma
 in te propone; io con ragion l'ammiro;
505e ad emularlo ambiziosa aspiro.
 VALERIA
 Grata io vi son; ma voi
 disponete di me, quando non posso
 di me disporre io stessa. Amo, il sapete,
 uno sposo infedele; e in me divenne
510l'amor necessità.
 ERSILIA
                                  Comun pretesto
 dell'altrui debolezza. Eh miglior uso
 facciam del nostro arbitrio. O almen se tanto
 d'abbandonar ne incresce un laccio amato,
 non accusiam di nostra colpa il fato.
 
515   Con le stelle invan s'adira
 chi s'affanna, chi sospira
 volontario prigionier.
 
    Il lagnarsi a lui che giova,
 se non cerca, se non trova
520che ne' lacci il suo piacer. (Parte)