Romolo ed Ersilia, Vienna, van Ghelen, 1765

 SCENA VIII
 
 ROMOLO ed ERSILIA
 
 ERSILIA
630(Eccolo. La vittoria
 è tempo di compir). (S’incamina e s’arresta)
 ROMOLO
                                         (Strano portento
 quel coraggio è per me).
 ERSILIA
                                               (Numi! Qual sorte
 d'incanto è questo. Appresso a lui di nuovo
 comincio a palpitar).
 ROMOLO
                                         (Come può mai
635in un'alma albergar tanto valore
 con sì poca virtù!)
 ERSILIA
                                    (No; non t'arresti
 questo palpito Ersilia. In ogni assalto
 al guerrier più sicuro
 sembra il passo primier sempre il più duro).
640Signor, per brevi istanti (S’avanza con franchezza)
 chiedo che tu m'ascolti.
 ROMOLO
                                             È ver! Non sogno!
 La dolce cura mia,
 l'unico mio pensier, la bella Ersilia
 viene in traccia di me!
 ERSILIA
                                            Dunque ascoltarmi (Seria)
645Romolo tu non vuoi.
 ROMOLO
                                        Perché?
 ERSILIA
                                                         Lo sai; (Seria)
 quel linguaggio m'offende.
 ROMOLO
                                                   A mio dispetto
 vien sulle labbra il cor.
 ERSILIA
                                            Se vuoi ch'io resti
 non far uso di questi
 teneri accenti; e non dir mai che m'ami.
 ROMOLO
650(E pur non m'odia). Ubbidirò. Che brami?
 ERSILIA
 Ad implorare io vengo
 grazie da te.
 ROMOLO
                          Tu da me grazie! Ah dunque
 ignori ancor che dal felice istante
 che prima io t'ammirai l'impero avesti
655del mio cor, del mio soglio,
 di tutti... Ah no; disubbidir non voglio.
 ERSILIA
 (Costanza, Ersilia. A lui
 si proponga Valeria).
 ROMOLO
                                         E ben, che chiedi?
 ERSILIA
 Che di mia mano accetti
660Romolo un'altra sposa.
 ROMOLO
                                            Io! (Con sorpresa)
 ERSILIA
                                                    Sì; l'amica
 Valeria io t'offro.
 ROMOLO
                                  A me? (Turbato)
 ERSILIA
                                                 Valeria è degna
 il sai d'essere amata.
 ROMOLO
 E a questo segno ingrata! (Con passione di sdegno e di tenerezza)
 insulti all'amor mio? Questa mercede
665meritò la mia fede, il mio rispetto,
 il mio candor, la mia costanza! E come
 lacerar puoi così barbara un core
 dove impressa tu sei, dove tu sempre
 così barbara ancor sarai regina?
 ERSILIA
670(Ah non lasciarmi austerità sabina!)
 ROMOLO
 Offrirmi un'altra sposa! E non bastava
 per opprimermi oh dei la tua freddezza,
 l'indifferenza tua! Schernirmi ancora!
 Disprezzarmi così! Ridurre a questo
675eccesso di tormento
 chi non vive che in te?
 ERSILIA
                                            (Morir mi sento).
 ROMOLO
 Semplice! Ed io pur dianzi
 dell'amor tuo mi lusingai. Quei detti
 tronchi e confusi, il variar d'aspetto,
680l'involontario pianto
 tutto mi parve un amoroso affanno.
 Che inganno Ersilia! (Con tenerezza)
 ERSILIA
                                          Ah non è stato inganno. (Come sopra)
 ROMOLO
 Come! Non m'ingannai? (Con sorpresa di piacere)
 ERSILIA
 (Numi! Che dissi mai?)
 ROMOLO
                                               Bella mia fiamma (Con impeto d’affetto)
685dunque è ver; dunque m'ami.
 ERSILIA
 Taci; non trionfar.
 ROMOLO
                                    Ma come amante
 potesti offrirmi un'altra sposa?
 ERSILIA
                                                           Oh dio!
 Non trafiggermi più. Se tu vedermi
 potessi il cor, se tu saper potessi
690quanto han costato a lui
 le mendicate offerte, armi impotenti
 del mio rigor che tu credesti oltraggi,
 se a spiegarti io giungessi
 dell'alma mia qual barbaro governo
695faccia l'impeto alterno
 de' contrari fra loro affetti miei,
 Romolo io ti farei
 meraviglia e pietà.
 ROMOLO
                                     Dimmi più tosto
 tenerezza ed amor. Chi fra' mortali
700ha mai provato un tal contento! È mia
 l'adorabile Ersilia; ecco il ridente
 astro del nuovo impero;
 ecco Roma felice.
 ERSILIA
                                  Ah non è vero;
 è speranza infedel; mal ti consiglia;
705tua non sarò.
 ROMOLO
                           Ma perché mai?
 ERSILIA
                                                           Son figlia.
 
    Basta così, vincesti;
 ceduto ha il mio rigore;
 tutto il mio cor vedesti;
 non dimandar di più;
 
710   nel suo dover costante
 sempre sarà quest'alma,
 benché a celar bastante
 gli affetti suoi non fu. (Parte)