Romolo ed Ersilia, Vienna, van Ghelen, 1765

 SCENA III
 
 OSTILIO e dette
 
 OSTILIO
 Più indistinto non è, Romolo ha vinto.
 ERSILIA
 Ed è vero?
 OSTILIO
                       Il vedrai
 tu stessa or ora al re de' numi in voto
 le prime spoglie opime
850trionfante portar.
 VALERIA
                                   Le spoglie! Ah dunque
 Acronte...
 OSTILIO
                     Acronte a prova
 mostrò di quanto alla virtude e all'arte
 l'impeto ceda ed il furor. Di sangue
 avido sol senza curar difese
855ei s'affretta a ferir; l'altro prudente
 veglia solo ai ripari; e lascia al folle
 la libertà d'indebolirsi. Ansante
 il vede alfin, men violenti i colpi
 e più rari vibrar; lo stringe, il preme,
860l'incalza allor. Quei nol sostien, vacilla,
 s'arretra, inciampa e nel cader supino
 perde l'acciaro. Il vincitor sereno
 corre a lui, lo solleva,
 gli rende il ferro.
 ERSILIA
                                  Oh grande!
 OSTILIO
                                                         E già volea
865stringerlo amico al sen, quando s'avvide
 che il traditor furtivo
 tenta ferirlo. Acceso
 di sdegno allor, terribile si scaglia
 sopra il fellone; e con l'invitto acciaro
870di quell'ingrato sangue ancor non tinto
 gli passa il petto e lo roverscia estinto.
 VALERIA
 Chi mi soccorre! Io moro. (S’abbandona sopra un sasso)
 ERSILIA
                                                  Or di costanza
 Valeria è tempo. Un tale affanno... (Oh dio
 m'attende il genitor). D'un'infelice
875deh prendi cura Ostilio. Abbia l'amica
 del tuo amor generoso un nuovo pegno;
 questo di te pietoso ufficio è degno.
 
    Perdono al primo eccesso
 del suo dolor concedi;
880tu intendi amor; tu vedi
 che merita pietà.
 
    Se un dì sperar sereno
 a lei non fu permesso,
 abbia del pianto almeno
885l'amara libertà. (Parte)