Romolo ed Ersilia, Torino, Reale, 1768

 SCENA V
 
 OSTILIO e VALERIA
 
 VALERIA
 Io nulla intendo, Ostilio. Ersilia amante
 di Romolo credei; convinta a prova
 or son che m'ingannai. D'aver mi parve
 nel tuo cor qualche parte; or certa io sono
525che solo tu per gioco
 m'adulasti finora amor fingendo.
 Ostilio, lo confesso, io nulla intendo.
 OSTILIO
 Credendo Ersilia amante, io non saprei
 se t'apponesti al ver. So ben ch'io t'amo
530quanto amar mai si possa e so che amarti
 sempre così vogl'io.
 VALERIA
                                       Ma tua regina
 come dunque mi brami?
 OSTILIO
                                                In che s'oppone
 il trono all'amor mio? L'amor ch'io sento
 di tempra assai diversa
535è dall'amor d'ogni volgare amante.
 Ammirator costante
 sempre di tua virtù, sempre geloso
 del tuo real decoro,
 sempre t'adorerò com'or t'adoro.
 VALERIA
540Taci, Ostilio, e risparmia
 i rimorsi al mio cor d'esserti ingrata.
 Qual alma innamorata
 vantar si può di somigliarti? Ah sappi
 almen ch'io ti conosco e che se fosse
545indissolubil meno
 il laccio in cui languisco, il nobil dono
 d'un tal core ambirei più che d'un trono.
 
    Ah perché, quando appresi
 a sospirar d'amore,
550in altro ardor m'accesi,
 non sospirai per te?
 
    Perché d'un primo foco
 sa giudicar sì poco,
 sì mal distingue un core
555la fiamma sua qual è? (Parte)