Siroe, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA III
 
 EMIRA in abito d’uomo col nome d’Idaspe
 
 EMIRA
 Perché di tanto sdegno,
110principi, vi accendete?
 Ah cessino una volta
 le fraterne contese. In sì bel giorno,
 d'amor, di genio eguali
 Seleucia vi rivegga e non rivali.
 MEDARSE
115A placar m'affatico
 gli sdegni del germano;
 tutto sopporto e m'affatico invano.
 SIROE
 Come finge modestia!
 EMIRA
                                           È a me palese
 l'umiltà di Medarse.
 SIROE
                                        Ah caro Idaspe,
120è suo costume antico
 d'insultar simulando.
 MEDARSE
                                          Il senti, amico? (Ad Emira)
 Quant'odio in seno accolga
 vedilo al volto acceso, al guardo bieco.
 EMIRA
 Parti, non l'irritar, lasciami seco. (A Medarse)
 SIROE
125Perfido!
 MEDARSE
                   Oh dio! M'oltraggi
 senza ragion; deh tu lo placa, Idaspe.
 Digli che adoro in lui
 della Persia il sostegno e il mio sovrano.
 EMIRA
 Vanne. (A Medarse)
 MEDARSE
                  (Il trionfo mio non è lontano). (Parte)