Romolo ed Ersilia, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA III
 
 ERSILIA e VALERIA
 
 VALERIA
 Né ti par degno, Ersilia,
110d'amore il nostro eroe?
 S'ei non poté d'un popolo feroce
 l'attentato impedir, tu vedi come
 ei lo corregge.
 ERSILIA
                             Il veggo.
 VALERIA
                                               E nulla intanto
 per lui ti dice il cor?
 ERSILIA
                                        L'ammiro.
 VALERIA
                                                              Io chiedo
115se l'odia o l'ama.
 ERSILIA
                                 Amica,
 me stessa io non intendo. Ho mille in seno
 finor da me non conosciuti affetti.
 Il suo volto, i suoi detti
 nell'anima scolpiti
120Romolo mi lasciò. Parmi ch'ei sia
 il più grande, il più giusto,
 il più degno mortal. Ma che? Ribelle
 a' divieti paterni, alla sabina
 rigida disciplina, il suo dovrebbe
125perciò costume austero
 Ersilia abbandonar? No, non fia vero.
 
    Sorprendermi vorresti,
 nume dell'alme imbelli;
 ma invano a me favelli;
130nume non sei per me.
 
    All'alma mia disciolta
 invan catene appresti;
 fra' suoi rigori involta
 scherno farà di te. (Parte)