Romolo ed Ersilia, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA II
 
 ERSILIA, poi VALERIA
 
 ERSILIA
 Oh Tebro, oh Roma, oh care sponde a cui
800i miei primi ho fidati
 amorosi sospiri, io vi abbandono;
 ma la maggior vi lascio
 parte del core. Oh quante volte al labbro
 mi torneranno i vostri nomi! Oh quante
805sugli amati sentieri
 verran di questi colli i miei pensieri!
 Misera me! Nessuno ha mai provato
 del mio stato più fiero,
 più maligno destin... No, non è vero;
810io Romolo conobbi; e ognun, cui tanta
 sorte ha negata il ciel, stato più rio,
 più maligno destin soffre del mio.
 Saper potessi almeno
 pria di partir... Valeria, ah del conflitto
815se pur sai le vicende,
 non lasciar ch'io le ignori.
 VALERIA
 Il conflitto finì.
 ERSILIA
                               Chi vinse?
 VALERIA
                                                     Avea
 Romolo già la palma.
 ERSILIA
                                         Ed ora?
 VALERIA
                                                          Ed ora
 non si sa chi otterrà l'ultime lodi.
 ERSILIA
820Io nulla intendo.
 VALERIA
                                 Intenderai, se m'odi.
 ERSILIA
 Parla.
 VALERIA
              Già della pugna
 deciso era il destin; già in ogni lato
 rotti i nemici alle romane spade
 più non offriano il petto; e il lor mostrando
825perduto ardire a mille segni espressi,
 cadean fuggendo ed opprimean sé stessi,
 quando le furie sue portando in fronte
 il disperato Acronte
 tra i feriti destrieri,
830tra i cadenti guerrieri,
 urtando i fuggitivi,
 calcando i semivivi,
 sforza gl'inciampi, apre le vie, da lungi
 chiama Romolo a nome, il giunge e sfida
835con insano ardimento
 il vincitore a singolar cimento.
 ERSILIA
 Oh temerario!
 VALERIA
                              Il nostro eroe, sdegnando
 ogni vantaggio, ad un girar di ciglio
 fece l'armi cessar; fe' vuoto intorno
840largo campo lasciarsi; e solo e senza
 cambiar di volto, al ceninese ardito
 si fece incontro ed accettò l'invito.
 ERSILIA
 Ma poi?
 VALERIA
                   Non so. Quando partì dal campo
 chi mi narrò ciò ch'io t'esposi, ancora
845il pregio della pugna era indistinto.