Romolo ed Ersilia, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA ULTIMA
 
 CURZIO fra le guardie e detti
 
 ROMOLO
 Principe valoroso, e non avranno
 mai fin gli sdegni nostri? I nostri ognora
 vicendevoli insulti
 divideran due popoli guerrieri,
990nati la terra a dominar? Deh cessi
 l'odio una volta. Al generoso fianco
 torni l'invitto acciar. Libero sei.
 Niuna sopra di te ragion mi resta.
 CURZIO
 (Qual mai favella inaspettata è questa!)
 ROMOLO
995Non mi rispondi, o prence?
 ERSILIA
 (Implacabile è il padre).
 ROMOLO
                                               Ah, già che puoi
 render altri felice,
 d'un sì bel don, che a te concede il cielo,
 l'uso non trascurar; io, se la mano
1000d'Ersilia a me consenti,
 lo sarò tua mercé. Tutto poi chiedi
 da un grato cor; detta tu stesso i patti
 della nostra amistà. Curzio prescriva,
 Curzio l'arbitro sia del mio destino.
 CURZIO
1005(Perché Romolo, oh dei, non è sabino!)
 ERSILIA
 (Ah tace ognor).
 ROMOLO
                                 Tu parla, Ersilia.
 ERSILIA
                                                                  Oh dio,
 che posso dir! Son figlia;
 intendo il padre; e l'ubbidir, lo sai,
 è il mio primo dover.
 ROMOLO
                                          Dunque decisa
1010è la mia sorte. Il suo tacer si spiega
 non men che il tuo parlar. Curzio, ah purtroppo
 veggo che a debellar la tua costanza
 m'affanno invan. Ma già che te non posso,
 me stesso io vincerò. Va'; la tua figlia
1015libero riconduci al suol natio.
 CURZIO
 A me tu rendi Ersilia!
 ROMOLO
                                           A te.
 CURZIO
                                                      Che intendo!
 ROMOLO
 E amante e amato e vincitor, la rendo.
 CURZIO
 (Oh virtù più che umana!)
 ROMOLO
                                                   Addio, mia sola,
 addio, bella mia fiamma. Il ciel ti serbi
1020sempre qual sei d'un genitor sì grande,
 del tuo sesso all'onore,
 al mio rispetto ed all'esempio altrui.
 ERSILIA
 (Morir mi sento).
 CURZIO
                                   (E come odiar costui?)
 ROMOLO
 Parla, guardami, o prence,
1025almen pria di partir. Deh parti amico,
 già che padre non vuoi. L'antico almeno
 natio rancore in qualche parte estinto...
 CURZIO
 Ah figlio, ah basta, eccoti Ersilia; hai vinto.
 ROMOLO
 È sogno!
 ERSILIA
                   È ver!
 CURZIO
                                 Non ho di sasso alfine
1030in petto il cor. V'è chi conoscer possa
 Romolo e non amarlo? Amalo, o figlia;
 anch'io l'amo, l'adoro e al ciel son grato
 che a sì bel dì mi conservò pietoso.
 ROMOLO
 Oh Roma fortunata!
 ERSILIA
                                        Oh padre! Oh sposo!
 CORO
 
1035   Numi che intenti siete
 gli eventi a regolar,
 le sorti a dispensar
 fosche o serene,
 
    soavi i dì rendete
1040di coppia sì fedel,
 già che formaste in ciel
 le lor catene.
 
 FINE