Il Ruggiero o vero L’eroica gratitudine, Vienna, van Ghelen, 1771

 SCENA ULTIMA
 
 LEONE, RUGGIERO e detti
 
 RUGGIERO
                              (Dove mi guidi o prence? (Uscendo indietro, a Leone a parte)
 Soffri ch'io parta. In nulla qui poss'io
1085esser utile a te.
 LEONE
                               (Mai non mi fosti
 sì necessario amato Erminio). (A Ruggiero a parte)
 CARLO
                                                          Ah venga
 di sua vittoria i frutti
 venga a raccorre il vincitore.
 LEONE
                                                      È giusto.
 Adempia Bradamante
1090la legge che dettò. Non è tua legge
 che sia degno di te bella guerriera
 chi a resisterti in campo
 ebbe valor?
 BRADAMANTE
                         Vorrei negarlo invano.
 LEONE
 Dunque al fido Ruggier porgi la mano.
 BRADAMANTE
1095Come? Se meco armato
 tu pur or...
 LEONE
                       T'ingannasti;
 l'armi eran mie, non il valor. Le cinse
 Ruggiero e le illustrò. Nascosto in quelle
 le mie veci ei sostenne; io mai non fui
1100nel recinto guerriero;
 Ruggier teco pugnò.
 BRADAMANTE
                                       Ruggier!
 TUTTI
                                                          Ruggiero!
 LEONE
 Sì quest'anima grande, (A Bradamante)
 che in te solo vivea, tant'oltre spinse
 l'eroica sua grata virtù che seppe
1105e pugnar teco e debellar sé stessa
 per conquistarti a me. Qual cor di sasso
 resiste a queste prove? Alme felici
 già che formovvi il cielo
 per farne un'alma sola, in dolce laccio
1110anche imeneo vi stringa. Io son beato
 se come un dì l'amico
 vantai nel fido Erminio oggi il maestro
 posso vantar nel gran Ruggiero.
 RUGGIERO
                                                            Ah prence
 di quante vite io deggio
1115esserti debitore?
 BRADAMANTE
                                  (Ora è portento
 se di gioia io non moro).
 CARLO
                                               Io sento il ciglio
 a così nobil gara
 per tenerezza inumidir. Ruggiero (L’abbraccia)
 vieni al mio sen. Vieni al mio seno o prence
1120gloria del suol natio. (Vuole abbracciarlo)
 LEONE
                                         Perdona Augusto (Si ritira rispettosamente)
 non ne son degno ancora; ancor non sono
 tutti corretti i falli miei.
 CARLO
                                              Quai falli?
 LEONE
 Della real Clotilde un dì m'accese
 il merto e la beltà. Le offersi il core,
1125ottenni il suo, fé le promisi e poi
 di Bradamante il luminoso nome
 m'abbagliò, m'invaghì. Tornar mi vide
 ma non per lei la bella
 mia prima fiamma e di sdegnarsi invece
1130compatì generosa
 la giovanil mia leggerezza e tacque,
 per non farmi arrossir. Son pronto Augusto
 ad ogni ammenda; il tuo favor mi vaglia,
 se il pentimento mio, se la mia fede,
1135se il mio cor, se il mio trono
 non son bastanti a meritar perdono.
 CARLO
 Che risponde Clotilde
 ad un reo sì gentil?
 CLOTILDE
                                      Signor... Son io...
 È il prence... Ah mi confondo.
1140Deh rispondi per me.
 CARLO
                                          Sì tu la mano
 porgi sposa a Leon. Ruggiero ottenga
 nella sua Bradamante
 di tante pene e tante
 la dovuta mercede e questo giorno
1145sia tra i fausti il più grande. Alme non strinse
 mai più degne imeneo. Da sì bei nodi
 ognun virtude apprenda;
 e più chiari i suoi dì la terra attenda.
 CORO
 
    Portator di lieti eventi,
1150di speranze e di contenti
 mai dall'indica marina
 più gran giorno non uscì.
 
    Fin di clima ancor mal noto
 il remoto abitatore
1155n'oda il grido in ogni lido
 dove more e nasce il dì.
 
 FINE DEL DRAMMA