Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA X
 
 IARBA, ARASPE e detti
 
 IARBA
 Tutta ho scorsa la regia
 cercando Enea. Né ancor m'incontro in lui.
 ARASPE
315Forse quindi partì.
 IARBA
                                      Fosse costui? (Vedendo Enea)
 Africano alle vesti ei non mi sembra.
 Stranier dimmi, chi sei?... (Ad Enea)
 ARASPE
 (Quanto piace quel volto agl'occhi miei). (Vedendo Selene)
 ENEA
 Troppo bella Selene...
 IARBA
                                          Olà non odi? (Ad Enea)
 ENEA
320Troppo ad altri pietosa...
 SELENE
 Che superbo parlar!
 ARASPE
                                        (Quanto è vezzosa!)
 IARBA
 O palesa il tuo nome o ch'io... (Ad Enea)
 ENEA
                                                         Qual dritto
 hai tu di domandarne? A te che giova?
 IARBA
 Ragione è il piacer mio.
 ENEA
                                              Fra noi non s'usa
325di risponder a stolti.
 IARBA
                                        A questo acciaro... (Vuol por mano alla spada e Selene lo ferma)
 SELENE
 Sugli occhi di Selene,
 nella regia di Dido un tanto ardire? (A Iarba)
 IARBA
 Di Iarba al messaggiero
 sì poco di rispetto?
 SELENE
                                      Il folle orgoglio
330la regina saprà.
 IARBA
                               Sappialo. Intanto
 mi vegga ad onta sua troncar quel capo
 e a quel d'Enea congiunto
 dell'offeso mio re portarlo a' piedi.
 ENEA
 Difficile sarà più che non credi.
 IARBA
335Tu potrai contrastarlo? O quell'Enea
 che per glorie racconta
 tante perdite sue?
 ENEA
                                    Cedono assai
 in confronto di glorie
 alle perdite sue le tue vittorie.
 IARBA
340Ma tu chi sei che tanto
 meco per lui contrasti?
 ENEA
 Son un che non ti teme e ciò ti basti.
 
    Quando saprai chi sono
 sì fiero non sarai
345né parlerai così.
 
    Brama lasciar le sponde
 quel passaggiero ardente,
 fra l'onde poi si pente
 se ad onta del nocchiero
350dal lido si partì. (Parte)