Il Ruggiero o vero L’eroica gratitudine, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA VIII
 
 Appartamenti imperiali.
 
 CARLO MAGNO con seguito e poi BRADAMANTE
 
 CARLO MAGNO
 E ben, dunque ascoltiam l'impaziente
 orientale ambasciadore. Andate
 a scorgerlo, o miei fidi,
300da' suoi ricetti al luogo usato. A lui
 quando giunga io verrò. Frattanto ammessa
 sia Bradamante; e quindi
 si scosti ognun. (Partono i nobili ed i paggi. Le guardie si ritirano al fondo della scena)
                                Chi creder mai potrebbe
 che fosse una donzella un de' più saldi
305sostegni del mio trono? Eccola. Ah basta
 per crederlo il vederla. Il suo sembiante,
 quella dolce fierezza,
 quel saggio ardir, quel portamento inspira
 e rispetto ed amor. Bella eroina,
310qual mai per me fausta cagione a queste
 soglie guida il tuo piè?
 BRADAMANTE
                                            Cesare, io vengo
 grazie a implorar da te.
 CARLO MAGNO
                                             Grazie! Ah di tanto
 debitor mi rendesti
 che quanto or chieder puoi
315sarà scarsa mercede a' merti tuoi.
 BRADAMANTE
 Già che al grado di merto
 solleva Augusto il mio dover, poss'io
 della grazia che imploro
 certa esser già.
 CARLO MAGNO
                              Sì, la prometto; e nulla
320so che teco avventuro.
 BRADAMANTE
                                           Ah m'assicuri,
 se il mio pregar n'è degno,
 la tua destra real.
 CARLO MAGNO
                                   Prendila in pegno.
 BRADAMANTE
 Signor, gli studi feminili e gli usi
 sai che sprezzai fanciulla, e che, ammirando
325d'Ippolita e Camilla
 l'ardir guerriero, i gloriosi gesti,
 procurai d'imitarle.
 CARLO MAGNO
                                       E le vincesti.
 BRADAMANTE
 Il nome mio, più che il mio volto, or sento
 che a chiedermi in consorte
330induca alcun. Suddita e figlia, io temo
 per un sacro dover vedermi astretta
 a diventar soggetta ad uom che meno
 vaglia in armi di me; né mai quest'alma
 a non fingere avvezza
335sapria ridursi a lusingar chi sprezza.
 Da un tal timor m'assolva
 l'imperiale autorità.
 CARLO MAGNO
                                        Ma come?
 BRADAMANTE
 Questa legge a tuo nome
 sia palese a ciascun: che la mia mano
340chi pretende ottener meco a provarsi
 venga in pubblico agone; e, quando invitto
 tutto il tempo prescritto
 si difenda da me, m'abbia sua sposa;
 ma, se fugato e vinto
345mal risponde alle prove
 che intraprendere osò, la cerchi altrove.
 CARLO MAGNO
 I lacci d'imeneo
 dunque abborrisci?
 BRADAMANTE
                                       Sì, se de' miei lacci
 deggio arrossir.
 CARLO MAGNO
                                Se men difficil prezzo
350non proponi all'acquisto
 del tuo bel cor, chi l'otterrà?
 BRADAMANTE
                                                     Chi degno
 sarà di me.
 CARLO MAGNO
                        Forse qual sia non sai
 chi aspira al don della tua destra.
 BRADAMANTE
                                                              In campo
 l'apprenderò.
 CARLO MAGNO
                            Deh men severa...
 BRADAMANTE
                                                               Augusto,
355ah la grazia che ottenni
 render dubbia or mi vuoi?
 CARLO MAGNO
                                                   No; ripigliarmi
 quel che donai non posso. In questo istante
 qual tu brami l'editto
 promulgato sarà. Ma tu ben puoi
360limiti imporre al tuo valor. Finora
 che vincer sai già vide il mondo; ah vegga
 che sai con egual gloria
 trascurar generosa una vittoria.
 
    Di marziali allori
365già t'adornasti assai;
 di mirti è tempo ormai
 che il crin ti cinga amor.
 
    Mille di tua fortezza
 prove donasti a noi;
370abbia i trionfi suoi
 la tua bellezza ancor. (Parte)