Siroe, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA ULTIMA
 
 MEDARSE, LAODICE e detti
 
 MEDARSE
 Padre.
 LAODICE
                Signor.
 MEDARSE
                                Del mio fallir ti chiedo
1505il perdono o la pena.
 LAODICE
                                        Anch'io son rea,
 vengo al giudice mio; l'incendio acceso
 in gran parte io destai.
 COSROE
                                            Siroe è l'offeso.
 SIROE
 Nulla Siroe rammenta. E tu, mio bene, (Ad Emira)
 deponi alfin lo sdegno. Ah mal s'unisce
1510con la nemica mia la mia diletta;
 o scordati l'amore o la vendetta.
 EMIRA
 Più resister non posso. Io con l'esempio
 di sì bella virtù l'odio abbandono.
 COSROE
 E perché quindi il trono
1515sia per voi di piacer sempre soggiorno,
 Siroe sarà tuo sposo.
 EMIRA, SIROE
                                        Oh lieto giorno. (Siegue l’incoronazione di Siroe)
 COSROE
 Ecco, Persia, il tuo re. Passi dal mio
 su quel crin la corona. Io stanco alfine
 volentier la depongo. Ei che a giovarvi
1520fu da' prim'anni inteso
 saprà con più vigor soffrirne il peso.
 CORO
 
    I suoi nemici affetti
 di sdegno e di timor
 il placido pensier
1525più non rammenti.
 
    Se nascono i diletti
 dal grembo del dolor,
 oggetto di piacer
 sono i tormenti.
 
 IL FINE