Siroe, Torino, Reale, 1757

 SCENA VI
 
 SIROE e LAODICE
 
 LAODICE
 Siroe, non parli? Or di che temi? Idaspe
245più presente non è; spiega il tuo foco.
 SIROE
 (Che importuna!) Ah Laodice,
 scorda un amor ch'è tuo periglio e mio.
 Se Cosroe, che t'adora,
 giunge a scoprir...
 LAODICE
                                    Non paventar di lui,
250nulla saprà.
 SIROE
                         Ma Idaspe...
 LAODICE
                                                  Idaspe è fido
 e approva il nostro amore.
 SIROE
 Non è sempre d'accordo il labbro e il core.
 LAODICE
 Ci tormentiamo invano,
 s'altra ragion non v'è per cui si ponga
255tanto affetto in obblio.
 SIROE
 Altre ancor ve ne son. Laodice, addio.
 LAODICE
 Senti; perché tacerle?
 SIROE
                                           Oh dio! Risparmia
 la noia a te d'udirle,
 a me il rossor di palesarle.
 LAODICE
                                                  E vuoi
260sì dubbiosa lasciarmi? Eh dille, o caro.
 SIROE
 (Che pena!) Io le dirò... No no, perdona,
 deggio partir.
 LAODICE
                            Nol soffrirò, se pria
 l'arcano non mi sveli.
 SIROE
                                          Un'altra volta
 tutto saprai.
 LAODICE
                          No no.
 SIROE
                                         Dunque m'ascolta.
265Ardo per altra fiamma e son fedele
 a più vezzosi rai;
 non t'amerò, non t'amo e non t'amai;
 e se speri ch'io possa
 cangiar voglia per te, lo speri invano.
270Mi sei troppo importuna. Ecco l'arcano.
 
    Se il labbro amor ti giura,
 se mostra il ciglio amor,
 il labbro è mentitor,
 t'inganna il ciglio.
 
275   Un altro cor proccura,
 scordati pur di me;
 e sia la tua mercé
 questo consiglio. (Parte)