Siroe, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 Appartamenti terreni corrispondenti a’ giardini.
 
 SIROE senza spada ed ARASSE
 
 ARASSE
855Chi ricusa un'aita
 giustifica il rigor della sua sorte.
 Disperato e non forte,
 prence, ti mostri allor che in me condanni
 un zelo che fomenta
860del popolo il favor per tuo riparo.
 SIROE
 L'ira del fato avaro
 tollerando si vince.
 ARASSE
                                     Al merto amica
 rade volte è fortuna e prende a sdegno
 chi meno a lei che alla virtù si affida.
 SIROE
865L'alma che in me s'annida,
 più che felice e rea,
 misera ed innocente esser desia.
 ARASSE
 Un'innocenza obblia
 che avria nome di colpa. Il volgo suole
870giudicar dagli eventi e sempre crede
 colpevole colui che resta oppresso.
 SIROE
 Mi basta di morir noto a me stesso.
 ARASSE
 Ad onta ancor di questa
 rigorosa virtù, sarà mia cura
875toglierti all'ira dell'ingiusto padre.
 Il popolo e le squadre
 solleverò per così giusta impresa.
 SIROE
 Ma questo è tradimento e non difesa.
 ARASSE
 
    Se pugnar non sai col fato,
880innocente e sventurato,
 basto solo al gran cimento,
 quando langue il tuo valor.
 
    Rende giusto il tradimento
 chi punisce il traditor. (Parte)