Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA XIX
 
 ENEA
 
 ENEA
545E soffrirò che sia
 sì barbara mercede
 premio della tua fede anima mia?
 Tanto amor, tanti doni...
 Ah, pria che t'abandoni,
550pera l'Italia, il mondo,
 resti in oblio profondo
 la mia fama sepolta,
 vada in cenere Troia un'altra volta.
 Ah che dissi! Alle mie
555amorose follie
 gran genitor perdona, io n'ho rossore,
 non fu Enea che parlò, lo disse amore.
 Si parta. E l'empio moro
 stringerà il mio tesoro?
560No... Ma sarà frattanto
 al proprio genitor spergiuro il figlio?
 Padre, amor, gelosia, numi consiglio.
 
    Se resto sul lido,
 se sciolgo le vele,
565infido, crudele
 mi sento chiamar.
 
    E intanto confuso
 nel dubbio funesto,
 non parto, non resto;
570ma provo il martire
 ch'avrei nel partire,
 ch'avrei nel restar.
 
 Fine dell’atto primo