Siroe, Torino, Reale, 1757

 SCENA IV
 
 ARASSE e detti
 
 EMIRA
 Arasse! Oh cieli!
 COSROE
                                 Ah che turbato ha il ciglio!
 EMIRA
 Vive il prence?
 ARASSE
                               Non vive.
 EMIRA
                                                   Oh Siroe!
 COSROE
                                                                       Oh figlio!
 ARASSE
 Ei cadde al primo colpo e l'alma grande
 sul moribondo labbro
1270soltanto s'arrestò finché mi disse:
 «Difendi il padre» e poi fuggì dal seno.
 COSROE
 Deh soccorrimi, Idaspe; io vengo meno.
 EMIRA
 Tu, barbaro, tu piangi! E chi l'uccise?
 Scellerato, chi fu? Di chi ti lagni!
1275Va', tiranno, e dal petto,
 mentre palpita ancor, svelli quel core.
 Sazia il furore interno,
 torna di sangue immondo,
 mostro di crudeltà, furia d'Averno,
1280vergogna della Persia, odio del mondo.
 COSROE
 Così mi parla Idaspe! È stolto o finge?
 EMIRA
 Finsi finor ma solo
 per trafiggerti il cor.
 COSROE
                                        Che mai ti feci?
 EMIRA
 Empio, che mi facesti?
1285Lo sposo m'uccidesti,
 per te padre non ho, non ho più trono.
 Io son la tua nemica, Emira io sono.
 COSROE
 Che sento!
 ARASSE
                       Oh meraviglia!
 COSROE
                                                     Adesso intendo
 chi mi sedusse il figlio.
 EMIRA
                                             È ver; ma invano
1290di sedurlo tentai. Per mia vendetta
 e per tormento tuo, perfido, il dico.
 Sappi ch'ei ti difese
 dall'odio mio, ch'ei ti recò quel foglio,
 che innocente morì, ch'ogni sospetto,
1295ch'ogni accusa è fallace.
 Va', pensaci e se puoi riposa in pace.
 COSROE
 Serba, Arasse, al mio sdegno,
 ma fra ceppi, costei.
 ARASSE
                                        Pronto ubbidisco.
 Olà, deponi...
 EMIRA
                            Io stessa
1300disarmo il fianco mio; prendi. T'inganni, (Dà la spada ad Arasse, il quale presala entra e poi esce con guardie)
 se credi spaventarmi. (A Cosroe)
 COSROE
                                           Ah parti, ingrata;
 d'un'alma disperata
 l'odiosa compagnia troppo m'affligge.
 EMIRA
 Perché tu resti afflitto
1305basta la compagnia del tuo delitto. (Parte con guardie)