Siroe, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VIII
 
 ARASSE e detta
 
 ARASSE
290Di te, germana, in traccia
 sollecito ne vengo.
 LAODICE
                                    Ed opportuno
 giungi per me.
 ARASSE
                              Più necessaria mai
 l'opra tua non mi fu.
 LAODICE
                                        Né mai più ardente
 bramai di favellarti. Or sappi...
 ARASSE
                                                           Ascolta.
295Cosroe, di sdegno acceso,
 vuol Medarse sul trono. Il cenno è dato
 del solenne apparato; il popol freme,
 mormorano le squadre.
 Tu dell'ingiusto padre
300svolgi, se puoi, lo sdegno;
 ed in Siroe un eroe conserva al regno.
 LAODICE
 Siroe un eroe? T'inganni; ha un'alma in seno
 stoltamente feroce, un cor superbo
 che solo è di sé stesso
305insano ammirator, che altri non cura,
 e che tutto in tributo
 il mondo al suo valor crede dovuto.
 ARASSE
 Che insolita favella! E credi...
 LAODICE
                                                        E credo
 necessaria per noi la sua ruina.
310La caduta è vicina;
 non t'opporre alla sorte.
 ARASSE
                                              E chi mai fece
 così cangiar Laodice?
 LAODICE
 Penetrar quest'arcano a te non lice.
 ARASSE
 Condannerà ciascuno
315il tuo genio volubile e leggiero.
 LAODICE
 Costanza è spesso il variar pensiero.
 
    O placido il mare
 lusinghi la sponda
 o porti con l'onda
320terrore e spavento,
 è colpa del vento,
 sua colpa non è.
 
    S'io vo con la sorte
 cangiando sembianza,
325virtù l'incostanza
 diventa per me. (Parte)