Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA III
 
 SELENE ed ARASPE
 
 SELENE
 Chi fu che all'inumano
 disciolse le catene?
 ARASPE
 A me bella Selene il chiedi invano.
605Io prigioniero e reo,
 libero ed innocente in un momento
 sciolto mi vedo e sento
 fra' lacci il mio signore, il passo muovo
 a suo pro nella regia e vel ritrovo.
 SELENE
610Ah contro Enea v'è qualche frode ordita.
 Difendi la sua vita.
 ARASPE
                                      È mio nemico.
 Pur se brami che Araspe
 dall'insidie il difenda
 tel prometto. Sin qui
615l'onor mio nol contrasta
 ma ti basti così.
 SELENE
                                Così mi basta. (In atto di partire)
 ARASPE
 Ah non toglier sì tosto
 il piacer di mirarti agli occhi miei.
 SELENE
 Perché?
 ARASPE
                  Tacer dovrei ch'io sono amante
620ma reo del mio delitto è il tuo sembiante.
 SELENE
 Araspe, il tuo valore
 il volto tuo, la tua virtù mi piace
 ma già pena il mio cor per altra face.
 ARASPE
 Giacché amar non mi puoi,
625soffri almen la mia fede.
 SELENE
 Sì, ma da me non aspettar mercede. (Parte)