Catone in Utica, Roma, Bernabò, 1728

 SCENA XII
 
 CATONE, MARZIA, indi EMILIA
 
 MARZIA
 Ah signor che facesti? Ecco in periglio
 la tua, la nostra vita.
 CATONE
                                        Il viver mio
 non sia tua cura, a te pensai; di padre
1150sento gli affetti. Emilia (Vedendo venire Emilia)
 non v'è più pace e fra l'ardor dell'armi
 mal sicure voi siete, onde alle navi
 portate il piè. Sai che il german di Marzia
 di quelle è duce e in ogni evento avrete
1155pronto lo scampo almen.
 EMILIA
                                               Qual via sicura
 d'uscir da queste mura
 cinte d'assedio?
 CATONE
                                In solitaria parte
 d'Iside al fonte appresso
 a me noto è l'ingresso
1160di sotterranea via. Ne cela il varco
 de' folti dumi e de' pendenti rami
 l'invecchiata licenza. All'acque un tempo
 servì di strada, or dall'età cangiata
 offre asciutto il camino
1165dall'offesa cittade al mar vicino.
 EMILIA
 (Può giovarmi il saperlo).
 MARZIA
                                                 Ed a chi fidi
 la speme o padre? È mal sicura, il sai,
 la fé di Arbace, a ricusarmi ei giunse.
 CATONE
 Ma nel cimento estremo
1170ricusarti non può; di tanto eccesso
 è incapace, il vedrai.
 MARZIA
                                        Farà l'istesso.