Catone in Utica, Roma, Bernabò, 1728

 SCENA XVI
 
 ARBACE
 
 ARBACE
 L'ingiustizia, il disprezzo,
 la tirannia, la crudeltà, lo sdegno
1285dell'ingrato mio ben senza lagnarmi
 tolerar io saprei. Tutte son pene
 soffribili ad un cor. Ma su le labra
 della nemica mia sentire il nome
 del felice rival, saper che l'ama,
1290udir che i pregi ella ne dica e tanto
 mostri per lui di ardire,
 questo questo è penar, questo è morire.
 
    Che sia la gelosia
 un gielo in mezzo al foco,
1295è ver, ma questo è poco.
 È il più crudel tormento
 d'un cor che s'innamora,
 e questo è poco ancora.
 Io nel mio cor lo sento
1300ma non lo so spiegar.
 
    Se non portasse amore
 affanno sì tiranno
 qual è quel rozzo core
 che non vorrebbe amar.
 
 Fine dell’atto secondo