Catone in Utica, Roma, Bernabò, 1728

 SCENA II
 
 CESARE, poi MARZIA
 
 CESARE
 Quanti aspetti la sorte
 cangia in un giorno!
 MARZIA
                                        Ah Cesare che fai.
 Come in Utica ancor?
 CESARE
                                          L'insidie altrui
1350mi son d'inciampo.
 MARZIA
                                      Per pietà, se m'ami,
 come parte del mio
 difendi il viver tuo, Cesare addio. (In atto di partire)
 CESARE
 Fermati, dove fuggi?
 MARZIA
 Al germano, alle navi. Il padre irato
1355vuol la mia morte. (Oh dio (Guardando intorno)
 giungesse mai). Non m'arrestar, la fuga
 sol può salvarmi.
 CESARE
                                  Abbandonata e sola
 arrischiarti così? Ne' tuoi perigli
 seguirti io deggio.
 MARZIA
                                    No, s'è ver che m'ami
1360me non seguir, pensa a te sol, non dei
 meco venire, addio... Ma senti, in campo
 com'è tuo stil se vincitor sarai
 oggi del padre mio
 risparmia il sangue, io te ne priego, addio. (Come sopra)
 CESARE
1365T'arresta anche un momento.
 MARZIA
                                                        È la dimora
 perigliosa per noi, potrebbe... Io temo... (Guardando intorno)
 Deh lasciami partir.
 CESARE
                                        Così t'involi?
 MARZIA
 Crudel, da me che brami? È dunque poco
 quant'ho sofferto? Ancor tu vuoi ch'io senta
1370tutto il dolor d'una partenza amara?
 Lo sento sì, non dubitarne; il pregio
 d'esser forte m'hai tolto. Invan sperai
 lasciarti a ciglio asciutto. Ancora il vanto
 del mio pianto volesti, ecco il mio pianto.
 CESARE
1375Ahimè l'alma vacilla!
 MARZIA
 Chi sa se più ci rivedremo e quando.
 Chi sa che il fato rio
 non divida per sempre i nostri affetti.
 CESARE
 E nell'ultimo addio tanto ti affretti?
 MARZIA
 
1380   Confusa, smarrita
 spiegarti vorrei
 che fosti... che sei...
 Intendimi oh dio!
 Parlar non poss'io,
1385mi sento morir.
 
    Fra l'armi se mai
 di me ti rammenti
 io voglio... Tu sai...
 Che pena! Gli accenti
1390confonde il martir. (Parte)