Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA XV
 
 Gabinetto con sedie.
 
 DIDONE, poi ENEA
 
 DIDONE
 Incerta del mio fato
905io più viver non voglio. È tempo ormai
 che per l'ultima volta Enea si tenti.
 Se dirgli i miei tormenti,
 se la pietà non giova,
 faccia la gelosia l'ultima prova.
 ENEA
910Ad ascoltar di nuovo
 i rimproveri tuoi vengo o regina.
 So che vuoi dirmi ingrato,
 perfido, mancator, spergiuro, indegno.
 Chiamami come vuoi, sfoga il tuo sdegno.
 DIDONE
915No, sdegnata io non sono. Infido, ingrato,
 perfido, mancator più non ti chiamo.
 Rammentarti non bramo i nostri ardori,
 da te chiedo consigli e non amori.
 Siedi. (Siedono)
 ENEA
                (Che mai dirà).
 DIDONE
                                               Già vedi Enea
920che fra nemici è il mio nascente impero.
 Sprezzai finora, è vero,
 le minaccie e 'l furor; ma Iarba offeso
 quando priva sarò del tuo sostegno
 mi torrà per vendetta e vita e regno.
925In così dubbia sorte
 ogni rimedio è vano.
 Deggio incontrar la morte
 o al superbo african porger la mano.
 L'uno e l'altro mi spiace e son confusa.
930Alfin femina e sola,
 lungi dal patrio ciel perdo il coraggio.
 E non è meraviglia
 s'io risolver non so; tu mi consiglia.
 ENEA
 Dunque fuor che la morte
935o il funesto imeneo,
 trovar non si potria scampo migliore?
 DIDONE
 V'era purtroppo.
 ENEA
                                  E quale?
 DIDONE
 Se non sdegnava Enea d'esser mio sposo
 l'Africa avrei veduta
940dall'arabico seno al mar d'Atlante
 in Cartago adorar la sua regnante.
 E di Troia e di Tiro
 rinovar si potea... Ma che ragiono
 l'impossibil mi fingo e folle io sono.
945Dimmi, che far degg'io? Con alma forte
 come vuoi sceglierò Iarba o la morte.
 ENEA
 Iarba o la morte! E consigliarti io deggio?
 Colei che tanto adoro
 all'odiato rival vedere in braccio?
950Colei...
 DIDONE
                Se tanta pena
 trovi nelle mie nozze, io le ricuso.
 Ma per tormi agl'insulti
 necessario è il morir. Stringi quel brando,
 svena la tua fedele;
955è pietà con Didone esser crudele.
 ENEA
 Ch'io ti sveni? Ah più tosto
 cada sopra di me del ciel lo sdegno.
 Prima scemin gli dei
 per accrescer tuoi giorni i giorni miei.
 DIDONE
960Dunque a Iarba mi dono, olà? (Esce un paggio)
 ENEA
                                                          Deh ferma.
 Troppo oh dio per mia pena
 sollecita tu sei.
 DIDONE
                              Dunque mi svena.
 ENEA
 No, si ceda al destino, a Iarba stendi
 la tua destra real. Di pace priva
965resti l'alma d'Enea pur che tu viva.
 DIDONE
 Giacché d'altri mi brami
 appagarti saprò. Iarba si chiami.
 Vedi quanto son io (Parte il paggio e un altro porta da sedere per Iarba)
 ubbidiente a te.
 ENEA
                                Regina addio. (Si levano da sedere)
 DIDONE
970Dove dove? T'arresta.
 Del felice imeneo
 ti voglio spettatore.
 (Resister non potrà).
 ENEA
                                         (Costanza o core!)