Catone in Utica, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA VII
 
 EMILIA e FULVIO
 
 EMILIA
 Quanto da te diverso
 io ti riveggo o Fulvio; e chi ti rese
320di Cesare seguace, a me nemico?
 FULVIO
 Allorch'io servo a Roma
 non son nemico a te. Troppo ho nell'alma
 de' pregi tuoi la bella imago impressa
 e s'io men di rispetto
325avessi al tuo dolor, direi che ancora
 Emilia m'innamora,
 che adesso ardo per lei, qual arsi pria
 che la sventura mia
 a Pompeo la donasse, e le direi
330ch'è bella anche nel duolo agli occhi miei.
 EMILIA
 Mal si accordano insieme
 di Cesare l'amico
 e l'amante d'Emilia, o lui difendi
 o vendica il mio sposo; a questo prezzo
335ti permetto che m'ami.
 FULVIO
                                             (Ah che mi chiede!
 Si lusinghi).
 EMILIA
                          Che pensi?
 FULVIO
 Penso che non dovresti
 dubitar di mia fé.
 EMILIA
                                    Dunque sarai
 ministro del mio sdegno?
 FULVIO
                                                 Un tuo comando
340prova ne faccia.
 EMILIA
                                Io voglio
 Cesare estinto. Or posso
 di te fidarmi?
 FULVIO
                             Ogn'altra man sarebbe
 men fida della mia.
 EMILIA
 Questo basta per ora.
 FULVIO
345Tutto sperar tu dei da chi t'adora. (Parte)