Catone in Utica, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA X
 
 MARZIA e CESARE
 
 CESARE
385Pur ti riveggo o Marzia. Agli occhi miei
 appena il credo e temo
 che per costume a figurarti avvezzo
 mi lusinghi il pensiero. Oh quante volte
 fra l'armi e le vicende in cui m'avvolse
390l'incostante fortuna a te pensai.
 E tu spargesti mai
 un sospiro per me? Rammenti ancora
 la nostra fiamma? Al par di tua bellezza
 crebbe il tuo amore o pur scemò? Qual parte
395hanno gli affetti miei
 negli affetti di Marzia?
 MARZIA
                                             E tu chi sei?
 CESARE
 Chi sono? E qual richiesta? È scherzo? È sogno?
 Così tu di pensiero
 o così di sembianza io mi cangiai?
400Non mi ravvisi?
 MARZIA
                                 Io non ti viddi mai.
 CESARE
 Cesare non vedesti?
 Cesare non ravvisi?
 Quello che tanto amasti,
 quello a cui tu giurasti
405per volger d'anni o per destin rubello
 di non essergli infida?
 MARZIA
                                            E tu sei quello!
 No, tu quello non sei, n'usurpi il nome.
 Un Cesare adorai, nol niego, ed era
 della patria il sostegno,
410l'onor del Campidoglio,
 il terror de' nemici,
 la delizia di Roma,
 del mondo intier dolce speranza e mia.
 Questo Cesare amai, questo mi piacque
415pria che l'avesse il ciel da me diviso.
 Questo Cesare torni e lo ravviso.
 CESARE
 Sempre l'istesso io sono e se al tuo sguardo
 più non sembro l'istesso, o pria l'amore
 o t'inganna or lo sdegno. All'armi, all'ire
420mi spinse a mio dispetto
 più che la scelta mia l'invidia altrui.
 Combattei per difesa. A te dovevo
 conservar questa vita e se pugnando
 scorsi poi vincitor di regno in regno
425sperai farmi così di te più degno.
 MARZIA
 Molto ti deggio inver, se ingiusta offesi
 il tuo cor generoso a me perdona.
 Io semplice finora
 sempre credei che si facesse guerra
430solamente a' nemici e non spiegai
 come pegni amorosi i tuoi furori.
 Ma in avvenir l'affetto
 d'un grand'eroe che viva innamorato
 conoscerò così. Barbaro, ingrato.
 CESARE
435Che far di più dovrei. Supplice io stesso
 vengo a chiedervi pace,
 quando potrei... Tu sai...
 MARZIA
                                               So che con l'armi
 però la chiedi.
 CESARE
                             E disarmato all'ira
 de' nemici ho da espormi?
 MARZIA
                                                   Eh di' che il solo
440impaccio al tuo disegno è il padre mio.
 Di' che lo brami estinto e che non soffri
 nel mondo che vincesti
 che sol Catone a soggiogar ti resti.
 CESARE
 Or m'ascolta e perdona
445un sincero parlar. Quanto me stesso
 io t'amo, è ver; ma la beltà del volto
 non fu che mi legò, Catone adoro
 nel sen di Marzia; il tuo bel core ammiro
 come parte del suo; qua più mi trasse
450l'amicizia per lui che il nostro amore.
 E se, lascia ch'io possa
 dirti ancor più, se m'imponesse un nume
 di perdere un di voi, morir d'affanno
 nella scelta potrei
455ma Catone e non Marzia io salverei.
 MARZIA
 Ecco il Cesare mio. Comincio adesso
 a ravvisarlo in te. Così mi piaci,
 così m'innamorasti. Ama Catone,
 io non ne son gelosa, un tal rivale
460se divide il tuo core
 più degno sei ch'io ti conservi amore.
 CESARE
 Questa è troppa vittoria. Ah mal da tanta
 generosa virtude io mi difendo.
 Ti rassicura. Io penso
465al tuo riposo e pria che cada il giorno
 dall'opre mie vedrai
 che son Cesare ancora e che t'amai.
 
    Chi un dolce amor condanna
 vegga la mia nemica,
470l'ascolti e poi mi dica
 s'è debolezza amor.
 
    Quando da sì bel fonte
 derivano gli affetti
 vi son gli eroi soggetti,
475amano i numi ancor.