Catone in Utica, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA IV
 
 MARZIA, poi EMILIA, indi CESARE
 
 MARZIA
 E qual sorte è la mia!
 EMILIA
                                          Alfin partito
 è Cesare da noi. Come sofferse
 quell'eroe sì gran torto?
765Che disse? Che farà? Tu lo saprai,
 tu che sei tanto alla sua gloria amica.
 MARZIA
 Ecco Cesare istesso, egli tel dica.
 EMILIA
 Che veggo!
 CESARE
                        A tanto eccesso
 giunse Catone? E qual dover, qual legge
770può render mai la sua ferocia doma?
 È il Senato un vil gregge?
 È Cesare un tiranno? Ei solo è Roma!
 EMILIA
 E disse il vero.
 CESARE
                              Ah questo è troppo. Ei brama
 che al mio campo mi renda?
775Io vo, di' che m'aspetti e si difenda. (In atto di partire)
 MARZIA
 Deh ti placa, il tuo sdegno in parte è giusto,
 il veggo anch'io, ma il padre
 a ragion dubitò, de' tuoi sospetti
 m'è nota la cagion, tutto saprai.
 EMILIA
780(Numi, che ascolto!)