Catone in Utica, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA VI
 
 MARZIA, EMILIA e FULVIO
 
 EMILIA
 Lode agli dei. La fuggitiva speme
 a Marzia in sen già ritornar si vede.
 MARZIA
825Nol niego Emilia. È stolto
 chi non sente piacer, quando placato
 l'altrui genio guerriero
 può sperar la sua pace il mondo intero.
 EMILIA
 Nobil pensier, se i publici riposi
830di tutti i voti tuoi sono gl'oggetti.
 Ma spesso avvien che questi
 siano illustri pretesti
 ond'altri asconda i suoi privati affetti.
 MARZIA
 Credi ciò che a te piace. Io spero intanto
835e alla speranza mia
 l'alma si fida e i suoi timori oblia.
 EMILIA
 Or va', di' che non ami, assai ti accusa
 l'esser credula tanto. È degli amanti
 questo il costume, io non m'inganno e pure
840la tua lusinga è vana
 e sei da quel che speri assai lontana.
 MARZIA
 
    Di tenero affetto
 si pasce il mio core
 e solo nel petto
845gli porge alimento
 pietade ed amor.
 
    Non sa che sia sdegno,
 fierezza o rigore
 né d'odio l'impegno
850conobbe egli ancor.