Catone in Utica, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA II
 
 CESARE, poi MARZIA
 
 CESARE
 Quanti aspetti la sorte
1220cangia in un giorno!
 MARZIA
                                        Ah Cesare che fai.
 Come in Utica ancor.
 CESARE
                                         Le insidie altrui
 mi son d'inciampo.
 MARZIA
                                      Per pietà se m'ami,
 come parte del mio
 difendi il viver tuo. Cesare addio.
 CESARE
1225Fermati, dove fuggi?
 MARZIA
 Io stessa non so dirlo, il padre irato
 vuol la mia morte. (Oh dio
 giungesse mai). Non m'arrestar, la fuga
 sol può salvarmi.
 CESARE
                                  Abbandonata e sola
1230arrischiarti così? Ne' tuoi perigli
 seguirti io deggio.
 MARZIA
                                    No s'è ver che m'ami
 me non seguir, pensa a te sol, non dei
 meco venire, addio... Ma senti, in campo
 com'è tuo stil se vincitor sarai
1235oggi del padre mio
 risparmia il sangue, io te ne priego. Addio.
 CESARE
 T'arresta anche un momento.
 MARZIA
                                                        È la dimora
 perigliosa per noi, potrebbe... Io temo...
 Deh lasciami partir.
 CESARE
                                        Così t'involi?
 MARZIA
1240Crudel da me che brami? È dunque poco
 quanto ho sofferto? Ancor tu vuoi ch'io senta
 tutto il dolor d'una partenza amara?
 Lo sento sì, non dubbitarne, il pregio
 d'esser forte m'hai tolto. Invan sperai
1245lasciarti a ciglio asciutto. Ancora il vanto
 del mio pianto volesti, ecco il mio pianto.
 CESARE
 Ahimè l'alma vacilla!
 MARZIA
 Chi sa se più ci rivedremo e quando.
 Chi sa che il fato rio
1250non divida per sempre i nostri affetti.
 CESARE
 E nell'ultimo addio tanto ti affretti?
 MARZIA
 
    Confusa, smarrita
 spiegarti vorrei
 che fosti... che sei...
1255Intendimi oh dio!
 Parlar non poss'io,
 mi sento morir.
 
    Fra l'armi se mai
 di me ti rammenti
1260io voglio... Tu sai...
 Che pena! Gli accenti
 confonde il martir.