Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA III
 
 IARBA, poi OSMIDA
 
 IARBA
 Ed io son vinto ed io soffro una vita
 che d'un vile stranier due volte è dono!
 No. Vendetta vendetta, e se non posso
 nel sangue d'un rivale
1125tutto estinguer lo sdegno,
 opprimerà la mia caduta un regno.
 OSMIDA
 Iarba già in tua difesa
 lo stuol de' mori a queste mura arriva.
 IARBA
 Giunse pur una volta. È tempo alfine
1130di sorprender Cartago,
 di punir Dido e d'assalir Enea,
 pria che di nuovo in su le navi accolga
 le sparse schiere e l'ancore disciolga.
 OSMIDA
 Andiam. Di tue vendette
1135sarò ministro anch'io.
 IARBA
                                           No no, rimanti,
 uopo or non ho di mercenaria aita.
 OSMIDA
 Come! E finor...
 IARBA
                                Finora anima vile
 giovommi il tradimento,
 or vo' punito il traditore.
 OSMIDA
                                                E questa
1140tu rendi alla mia fede...
 IARBA
 Questa de' tradimenti è la mercede. (Parte)