Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA V
 
 Arborata che conduce al porto.
 
 ARASPE, poi SELENE
 
 ARASPE
 Tutta di Iarba all'ira
 veggo esposta Cartago, almen potessi
 dar soccorso al mio bene.
 Chi sa dove s'asconda! Ecco che viene.
1155Principessa ove corri?
 SELENE
                                           Io de' miei passi
 ragion non rendo a un mio nemico.
 ARASPE
                                                                  Oh dio
 Araspe è tuo nemico! Ah mal conviene
 il nome di nemico a chi t'adora.
 SELENE
 No non ama Selene
1160chi Enea chiama al cimento o vuol che mora.
 ARASPE
 Troppo o bella ti sdegni e ingiustamente
 per lui spergiuro e traditor mi chiami.
 Perdona l'ardir mio, temo che l'ami.
 SELENE
 Sì, l'amo, è vero, io non l'ascondo; è forse
1165gran delitto l'amarlo? O si pretende
 dar legge a' nostri affetti?
 ARASPE
 No cara, amalo pur, io non mi lagno
 né di te, né di Enea, di me più degno
 è degli affetti tuoi; ma soffri almeno
1170giacché sdegni d'amarmi
 ch'io della sorte mia possa lagnarmi.
 SELENE
 Inutilmente io perdo
 teco i momenti.
 ARASPE
                                Ascolta, ove ten vai?
 Forse...
 SELENE
                 In traccia d'Enea.
 ARASPE
                                                   T'arresta o cara.
1175A gran periglio esponi
 col partir la tua vita.
 SELENE
                                        A qual periglio?
 ARASPE
 Iarba è reso più forte, a queste sponde
 giunsero i Mori in suo soccorso.
 SELENE
                                                            Oh dei!
 Ma che sarà?
 ARASPE
                           Nol so; da un re possente
1180ed a ragion sdegnato
 tutto si può temer.
 SELENE
                                     Deh se tu m'ami,
 dall'africano infido
 me difendi ed Enea, Cartago e Dido.
 ARASPE
 Sai che poco han di forza i miei consigli
1185su quel feroce petto,
 pur quanto lice a me tutto prometto.
 Di voti e di preghiere
 non sarò scarso, acciò gli oltraggi suoi
 ponga Iarba in oblio;
1190e se basta il mio sangue, il sangue mio
 spargerò dalle vene
 per Cartago ed Enea, Dido e Selene.
 SELENE
 Tutto dal tuo bel core
 lice sperar.
 ARASPE
                        Ma poi di me che fia?
 SELENE
1195Tu dalla sorte mia
 anche ad amar senza speranza impara.
 Se può la tua virtù
 amarmi a questa legge io tel concedo
 ma non chieder di più.
 ARASPE
                                             Di più non chiedo.
 SELENE
 
1200   Ardi per me fedele,
 serba nel cor lo strale
 ma non mi dir crudele
 se poi non hai mercé.
 
    Hanno sventura eguale
1205la tua, la mia costanza.
 Per te non v'è speranza.
 Non v'è pietà per me. (Parte)