Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA VII
 
  Regia con veduta della città di Cartagine in prospetto che poi s’incendia.
 
 DIDONE e poi OSMIDA
 
 DIDONE
 
    Va crescendo il mio tormento,
1225io lo sento e non l'intendo,
 giusti dei, che mai sarà?
 
 OSMIDA
 Deh regina pietà.
 DIDONE
                                   Che rechi amico?
 OSMIDA
 Ah no, così bel nome
 non merta un traditore
1230d'Enea, di te nemico e del tuo amore.
 DIDONE
 Come?
 OSMIDA
                 Con la speranza
 di farmi grande io secondai finora
 del tuo nemico i rei disegni; alfine
 dal mio rimorso oppresso
1235vengo il mio fallo a palesarti io stesso.
 DIDONE
 Reo di tanto delitto hai fronte ancora
 di presentarti a me?
 OSMIDA
                                        Sì mia regina.
 Tu vedi un infelice
 che non spera il perdono e nol desia,
1240chiedo a te per pietà la pena mia.
 DIDONE
 Sorgi. Quante sventure!
 Misera me sotto qual astro io nacqui!
 Manca ne' miei più fidi...