Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA XIV
 
 IARBA con guardie e detti
 
 IARBA
 Fermati.
 DIDONE
                    O dei!
 IARBA
                                  Dove così smarrita?
 Forse al fedel troiano
 corri a stringer la mano?
1365Va' pure, affretta il piede,
 che al talamo reale ardon le tede.
 DIDONE
 Lo so, questo è il momento
 delle vendette tue. Sfoga il tuo sdegno
 or ch'ogn'altro sostegno il ciel mi fura.
 IARBA
1370Già ti difende Enea, tu sei sicura.
 DIDONE
 Alfin sarai contento.
 Mi volesti infelice, eccomi sola,
 tradita, abbandonata,
 senza Enea, senz'amici e senza regno.
1375Timida mi volesti. Ecco Didone
 già sì fastosa e fiera, a Iarba accanto
 alfin discesa alla viltà del pianto.
 Vuoi di più? Via crudel passami il core,
 è rimedio la morte al mio dolore.
 IARBA
1380(Cedon gli sdegni miei).
 SELENE
 (Giusti numi pietà).
 OSMIDA
                                        (Soccorso o dei).
 IARBA
 E pur Didone, e pure
 sì barbaro non son qual tu mi credi.
 Del tuo pianto ho pietà, meco ne vieni.
1385L'offese io ti perdono
 e mia sposa ti guido al letto e al trono.
 DIDONE
 Io sposa d'un tiranno,
 d'un empio, d'un crudel, d'un traditore
 che non sa che sia fede,
1390non conosce dover, non cura onore!
 S'io fossi così vile
 saria giusto il mio pianto,
 no, la disgrazia mia non giunse a tanto.
 IARBA
 In sì misero stato insulti ancora?
1395Olà miei fidi andate,
 s'accrescano le fiamme. In un momento
 si distrugga Cartago e non vi resti
 orma d'abitator che la calpesti. (Partono due comparse)
 SELENE
 Pietà del nostro affanno.
 IARBA
1400Or potrai con ragion dirmi tiranno. (A Didone)
 
    Cadrà fra poco in cenere
 il tuo nascente impero;
 e ignota al passaggiero
 Cartagine sarà.
 
1405   Se a te del mio perdono
 meno è la morte acerba
 non meriti superba
 soccorso né pietà. (Parte)