Didone abbandonata, Venezia, Rossetti, 1725

 SCENA XVII
 
 DIDONE, SELENE, OSMIDA
 
 OSMIDA
 Cedi a Iarba o Didone.
 SELENE
1410Conserva colla tua la nostra vita.
 DIDONE
 Solo per vendicarmi
 del traditor Enea,
 ch'è la prima cagion de' mali miei,
 l'aure vitali io respirar vorrei.
1415Ah faccia il vento almeno,
 facciano almen gli dei le mie vendette.
 E folgori e saette
 e turbini e tempeste
 rendano l'aure e l'onde a lui funeste.
1420Vada ramingo e solo. E la sua sorte
 così barbara sia
 che si riduca ad invidiar la mia.
 SELENE
 Deh modera il tuo sdegno, anch'io l'adoro
 e soffro il mio tormento.
 DIDONE
                                               Adori Enea?
 SELENE
1425Sì, ma per tua cagione...
 DIDONE
                                               Ah disleale
 tu rivale al mio amor?
 SELENE
                                           Se fui rivale
 ragion non hai...
 DIDONE
                                 Dagli occhi miei t'invola,
 non accrescer più pene
 ad un cor disperato.
 SELENE
1430(Misera donna ove la guida il fato). (Parte)
 OSMIDA
 Crescon le fiamme e tu fuggir non curi?
 DIDONE
 Mancano più nemici! Enea mi lascia,
 trovo Selene infida,
 Iarba m'insulta e mi tradisce Osmida.
1435Ma che feci empi numi! Io non macchiai
 di vittime profane i vostri altari.
 Né mai di fiamma impura
 feci l'are fumar per vostro scherno.
 Dunque perché congiura
1440tutto il ciel contro me, tutto l'inferno?
 OSMIDA
 Ah pensa a te, non irritar gli dei.
 DIDONE
 Che dei. Son nomi vani,
 son chimere sognate o ingiusti sono.
 OSMIDA
 (Gelo a tanta empietade! E l'abbandono). (Parte)