Catone in Utica, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VII
 
 EMILIA e FULVIO
 
 FULVIO
 Tu vedi, o bella Emilia,
 che mia colpa non è s'oggi di pace
 si ritorna a parlar.
 EMILIA
                                    (Fingiamo). Assai
945Fulvio conosco e quanto oprasti intesi.
 So però con qual zelo
 porgesti il foglio e come
 a favor del tiranno
 ragionasti a Catone. Io di tua fede
950non sospetto perciò. L'arte ravviso
 che per giovarmi usasti. Era il tuo fine,
 cred'io, d'aggiunger foco al loro sdegno.
 Non è così?
 FULVIO
                        Puoi dubitarne?
 EMILIA
                                                        (Indegno!)
 FULVIO
 Ora che pensi?
 EMILIA
                               A vendicarmi.
 FULVIO
                                                           E come?
 EMILIA
955Meditai ma non scelsi.
 FULVIO
                                            Al braccio mio
 tu promettesti, il sai, l'onor del colpo.
 EMILIA
 E a chi fidar poss'io
 meglio la mia vendetta?
 FULVIO
                                               Io ti assicuro
 che mancar non saprò.
 EMILIA
                                            Vedo che senti
960delle sventure mie tutto l'affanno.
 FULVIO
 (Salvo un eroe così).
 EMILIA
                                        (Così l'inganno).
 
    Per te spero e per te solo
 mi lusingo, mi consolo.
 La tua fé, l'amore io vedo.
965(Ma non credo a un traditor).
 
    D'appagar lo sdegno mio
 il desio ti leggo in viso.
 (Ma ravviso infido il cor). (Parte)