Catone in Utica, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XII
 
 CATONE e MARZIA, indi EMILIA
 
 MARZIA
 Ah signor, che facesti? Ecco in periglio
1150la tua, la nostra vita.
 CATONE
                                        Il viver mio
 non sia tua cura. A te pensai; di padre
 sento gli affetti. Emilia (Vedendo venire Emilia)
 non v'è più pace e fra l'ardor dell'armi
 mal sicure voi siete, onde alle navi
1155portate il piè. Sai che il german di Marzia
 di quelle è duce e in ogni evento avrete
 pronto lo scampo almen.
 EMILIA
                                               Qual via sicura
 d'uscir da queste mura
 cinte d'assedio?
 CATONE
                                In solitaria parte
1160d'Iside al fonte appresso
 a me noto è l'ingresso
 di sotterranea via. Ne cela il varco
 de' folti dumi e de' pendenti rami
 l'invecchiata licenza. All'acque un tempo
1165servì di strada, or dall'età cangiata
 offre asciutto il cammino
 dall'offesa cittade al mar vicino.
 EMILIA
 (Può giovarmi il saperlo).
 MARZIA
                                                 Ed a chi fidi
 la speme, o padre? È mal sicura, il sai,
1170la fé di Arbace, a ricusarmi ei giunse.
 CATONE
 Ma nel cimento estremo
 ricusarti non può; di tanto eccesso
 è incapace, il vedrai.
 MARZIA
                                        Farà l'istesso.