Catone in Utica, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XVI
 
 ARBACE
 
 ARBACE
1285L'ingiustizia, il disprezzo,
 la tirannia, la crudeltà, lo sdegno
 dell'ingrato mio ben senza lagnarmi
 tollerare io saprei. Tutte son pene
 soffribili ad un cor. Ma su le labbra
1290della nemica mia sentire il nome
 del felice rival, saper che l'ama,
 udir che i pregi ella ne dica, e tanto
 mostri per lui di ardire,
 questo, questo è penar, questo è morire.
 
1295   Che sia la gelosia
 un gelo in mezzo al foco
 è ver ma questo è poco;
 è il più crudel tormento
 d'un cor che s'innamora;
1300e questo è poco ancora;
 io nel mio cor lo sento
 ma non lo so spiegar.
 
    Se non portasse amore
 affanno sì tiranno,
1305qual è quel rozzo core
 che non vorrebbe amar?
 
 Fine dell’atto secondo