Catone in Utica, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA V
 
  Acquedotti antichi ridotti ad uso di strada sotterranea che conducono dalla città alla marina con porta chiusa da un lato del prospetto.
 
 MARZIA
 
 MARZIA
1465Pur veggo alfine un raggio
 d'incerta luce infra l'orror di queste
 dubbiose vie; ma non ritrovo il varco (Guardando attorno)
 che al mar conduce. Orma non v'è che possa
 additarne il sentier. Mi trema in petto
1470per tema il cor. L'ombre, il silenzio, il grave
 fra questi umidi sassi aere ristretto
 peggior de' rischi miei rendon l'aspetto.
 Ah se d'uscir la via
 rinvenir non sapessi... Eccola. Alquanto (Guardando s’avvede della porta)
1475l'alma respira. Al lido
 si affretti il piè. Ma s'io non erro, il passo
 chiuso mi sembra. Oh dio!
 Purtroppo è ver. Chi l'impedì? Si tenti. (Torna alla porta)
 Cedesse almeno. Ah che m'affanno invano.
1480Misera, che farò? Per l'orme istesse
 tornar conviene. Alla mia fuga il cielo
 altra strada aprirà. Numi, qual sento
 di varie voci e di frequenti passi
 suono indistinto? Ove n'andrò? Si avanza
1485il mormorio. Potessi
 quel riparo atterrar. Né pur si scuote. (S’appressa di nuovo e scuote la porta)
 Dove fuggir? Forza è celarsi. E quando
 i timori e gli affanni
 avran fine una volta, astri tiranni? (Si nasconde)