Catone in Utica, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA X
 
 EMILIA
 
 EMILIA
 Chi può nelle sventure
 uguagliarsi con me? Spesso per gli altri
 e parte e fa ritorno
1815la tempesta, la calma e l'ombra e il giorno.
 Sol io provo degli astri
 la costanza funesta;
 sempre è notte per me, sempre è tempesta.
 
    Nacqui agli affanni in seno,
1820ognor così penai;
 né vidi un raggio mai
 per me sereno in ciel.
 
    Sempre un dolor non dura;
 ma quando cangia tempre,
1825sventura da sventura
 si riproduce e sempre
 la nuova è più crudel. (Parte)