Catone in Utica, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 FULVIO
 
 FULVIO
 Oh dei! Tutta sé stessa
970a me confida Emilia ed io l'inganno?
 Ah perdona, mio bene,
 questa frode innocente. Al tuo nemico
 io troppo deggio. È in te virtù lo sdegno;
 sarebbe colpa in me. Per mia sventura,
975se appago il tuo desio,
 l'amicizia tradisco e l'onor mio.
 
    Nascesti alle pene,
 mio povero core.
 Amar ti conviene
980chi tutta rigore
 per farti contento
 ti vuole infedel.
 
    Di' pur che la sorte
 è troppo severa.
985Ma soffri, ma spera,
 ma fino alla morte
 in ogni tormento
 ti serba fedel. (Parte)