Catone in Utica, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
 Cortile.
 
 CESARE e FULVIO
 
 CESARE
 Tutto, amico, ho tentato; alcun rimorso
 più non mi resta. Invan finsi finora
 ragioni alla dimora,
1310sperando pur che della figlia al pianto,
 d'Utica a' prieghi e de' perigli a fronte
 si piegasse Catone. Or so ch'ei volle
 invece di placarsi
 Marzia svenar, perché gli chiese pace,
1315perché disse d'amarmi. Andiamo; ormai
 giusto è il mio sdegno; ho tollerato assai. (In atto di partire)
 FULVIO
 Ferma, tu corri a morte.
 CESARE
 Perché?
 FULVIO
                  Già su le porte
 d'Utica v'è chi nell'uscir ti deve
1320privar di vita.
 CESARE
                             E chi pensò la trama?
 FULVIO
 Emilia. Ella mel disse; ella confida
 nell'amor mio, tu 'l sai.
 CESARE
                                             Coll'armi in pugno
 ci apriremo la via. Vieni.
 FULVIO
                                                Raffrena
 quest'ardor generoso. Altro riparo
1325offre la sorte.
 CESARE
                           E quale?
 FULVIO
                                              Un, che fra l'armi
 milita di Catone, infino al campo
 per incognita strada
 ti condurrà.
 CESARE
                         Chi è questi?
 FULVIO
 Floro si appella; uno è di quei che scelse
1330Emilia a trucidarti. Ei vien pietoso
 a palesar la frode
 e ad aprirti lo scampo.
 CESARE
                                            Ov'è?
 FULVIO
                                                          Ti attende
 d'Iside al fonte. Egli mi è noto; a lui
 fidati pure; intanto al campo io riedo;
1335e per l'esterno ingresso
 di quel cammino istesso a te svelato,
 co' più scelti de' tuoi
 tornerò poi per tua difesa armato.
 CESARE
 E fidarci così?
 FULVIO
                             Vivi sicuro.
1340Avran di te, che sei
 la più grand'opra lor, cura gli dei.
 
    La fronda, che circonda
 a' vincitori il crine,
 soggetta alle ruine
1345del folgore non è.
 
    Compagna dalla cuna
 apprese la fortuna
 a militar con te. (Parte)