Didone abbandonata, Madrid, Mojados, 1752

 SCENA IX
 
 Atrio.
 
 SELENE ed ENEA
 
 ENEA
 Già tel dissi, o Selene,
 male interpetra Osmida i sensi miei.
275Ah piacesse agli dei
 che Dido fosse infida, o ch'io potessi
 figurarmela infida un sol momento;
 ma saper che m'adora
 e doverla lasciar quest'è il tormento.
 SELENE
280Sia qual vuoi la cagione
 che ti sforza a partir, per pochi istanti
 t'arresta almeno e di Nettuno al tempio
 vanne; la mia germana
 vuol colà favellarti.
 ENEA
285Sarà pena l'indugio.
 SELENE
                                        Odila e parti.
 ENEA
 Ed a colei che adoro
 darò l'ultimo addio?
 SELENE
                                        (Taccio e non moro!)
 ENEA
 Piange Selene!
 SELENE
                              E come,
 quando parli così, non vuoi ch'io pianga?
 ENEA
290Lascia di sospirar. Sola Didone
 ha ragion di lagnarsi al partir mio.
 SELENE
 Abbiam l'istesso cor Didone ed io.
 ENEA
 Tanto per lei t'affliggi?
 SELENE
 Ella in me così vive,
295io così vivo in lei
 che tutti i mali suoi son mali miei.
 ENEA
 Generosa Selene, i tuoi sospiri
 tanta pietà mi fanno
 che scordo quasi il mio nel vostro affanno.
 SELENE
300Se mi vedessi il core,
 forse la tua pietà saria maggiore.